di Carlo Baroni

 

Pontedera, 22 giugno 2013- «MI E’ MANCATA improvvisamente l’aria, mi sono guardato, ho visto cos’era successo, mi sono sdraiato a terra e ho chiesto aiuto». Ricorda tutto Simone Bagnoli 44 anni, residente con la famiglia a Fornacette, sott’ufficiale del nono reggimento Col Moschin della Folgore di Livorno rimasto gravemente ferito un mese fa durante un’esercitazione notturna nei boschi di Chianni. Ricorda che la forza fisica, la grande preparazione e la volontà di vivere gli ci sono volute tutte per poter raccontare oggi che non «vede l’ora di tornare in servizio».
 

QUANDO ARRIVÒ all’ospedale «Lotti» le sue condizioni erano disperate. Eppure voleva telefonare a casa. «I medici mi hanno raccontato che se fossi arrivato dieci minuti dopo non ce l’avrei fatta», racconta il parà che ha avuto un angelo dalla sua parte. Un angelo che si chiama Luca, il suo compagno quella notte sul mezzo che per l’esercitazione doveva essere fermato da una squadra. Luca corse alla richiesta di aiuto di Simone, tamponò la ferita con un sacchetto, lo sigillò con il nastro e lo caricò sul mezzo traforato dalla sventagliata di mitra dell’allievo. Erano le 22.30 nel bosco di Pian del Prune, nella zona di Garetto, sulla strada che da Chianni porta a Castellina Marittima quando Simone Bagnoli ha rischiato di morire.
Torniamo a quella sera, all’esercitazione, alla dinamica dei fatti.

Cosa successe?
«E’ tutto chiaro. C’era l’esercitazione, eravamo due mezzi, ed era previsto che ci fosse la sparatoria, ma con proiettili a salve. Invece un allievo, per errore, ha sostituito il caricatore e m’ha sparato contro puntando ad uomo con proiettili veri».
Quanti colpi?
«Molti, di preciso non so. Il mezzo era tutto traforato. Una sventagliata di mitra».
Lei dove si trovava precisamente?
«Stavo scendendo e mi ha preso. Sono proiettili micidiali: piccoli, ma una volta che il colpo parte hanno un sistema di rotazione che crea una ferita molto grande e grave».
Ma com’è stato possibile un errore del genere?
«Lui aveva con se colpi che aveva preso una settimana prima quando eravamo stati al poligono. Colpi che, prima di tutto non doveva avere. Ma la grave mancanza è stata quella di non averli messi in un posto facilmente riconoscibile in modo che di notte, al buio, durante un esercitazione, sarebbe stato sicuro al cento per cento di non confondere i caricatori. Invece è proprio quello che è accaduto. Inoltre ha commesso un altro errore: in esercitazione, anche con i colpi a salve, non si spara mai puntando dritto al corpo di un uomo. Tuttavia è evidente ed ovvio che non c’è stata volontarietà».
Sul caso quindi non c’è più nulla da chiarire?
«La dinamica, appunto, è chiara. E’ ovvio che c’è un’inchiesta in corso, tutto è stato messo sotto sequestro. La persona responsabile dell’incidente al momento è stato messo in licenza».
Vi siete incontrati?
«No, ancora no. So che è molto provato e molto amareggiato».
Ricorda i soccorsi?
«Tutto, perfettamente. C’è voluta un’ora per arrivare all’ospedale. Sono sempre stato cosciente: tremende le curve per scendere da Chianni. Lunedì probabilmente sarò dimesso, mi aspetta una convelescenza che decideranno all’ospedale militare di La Spezia e, se dipendesse da me, sarebbe cortissima».