Pisa, 29 maggio 2013 - C’ERA anche lo psicologo: per rassicurarli. E la procura ha comunque cercato di andarci piano: niente domande secche, più che altro un colloquio morbido, che ha spaziato dal passato al presente, tornando più volte su quella maledetta notte. Per metterli a loro agio non sono neppure stati convocati a palazzo di giustizia: interrogatorio in «località protetta». Da una parte il sostituto procuratore Aldo Mantovani, titolare delle indagini sulla scomparsa di Roberta Ragusa che hanno portato a formulare l’ipotesi dell’omicidio doloso. Dall’altra i due figli minorenni della donna e di Antonio Logli, il maschio di 17 anni e la bambina di 12. Che già erano stati ascoltati il 3 aprile di un anno fa e che nei giorni scorsi hanno dovuto rispondere di nuovo alle domande del magistrato. Le domande? Sui rapporti fra i genitori, su quello che avveniva in casa. E sulla sera del 13 gennaio 2012, quella che ha preceduto di poco la scomparsa di Roberta.

Lo scorso aprile la bambina raccontò che quella sera si era addormentata in cucina, mentre guardava i cartoni animati alla tv. Il figlio di Antonio e Roberta, invece, disse che intorno alle 23 la mamma era passata nella sua cameretta, mentre lui giocava alla playstation, per dargli la buonanotte. Versioni dei fatti su cui la procura è sicuramente tornata nel corso dell’ultimo colloquio con i due ragazzi. Per chiedere conferme o eventuali ripensamenti. Intanto, nel valzer degli interrogatori, oggi sarà la volta di Sara Calzolaio, amante di Logli da parecchi anni e tutt’ora legata a lui da una relazione affettiva. La donna, ex dipendente dell’autoscuola Futura di proprietà di Roberta, sarà in procura di primo mattino: a lei gli inquirenti chiederanno soprattutto di ricostruire il fitto scambio di telefonate e sms intercorso con Antonio Logli proprio la sera della scomparsa. Infine, le ricerche del corpo. Che ieri sono riprese nel Compitese, versante lucchese del Monte Serra, dove già si erano svolte la scorsa settimana. Sul posto sono giunte due medium per una sorta di sopralluogo servito a delimitare un perimetro entro cui circoscrivere gli scavi dei prossimi giorni. Le due donne arrivano una da Alessandria (ha coordinato la scorsa settimana il lavoro dei volontari della protezione civile), l’altra da Roma: hanno indicato una zona nella boscaglia, un luogo impervio, sotto la strada sterrata, quasi all’intersezione con il sentiero antico che conduceva sino a Buti.