Ponsacco (Pi), 8 maggio 2013 - PER USCIRE dal tunnel dei debiti, ha aperto una sottoscrizione a suo favore.

Sul suo profilo facebook ha inserito le coordinate bancarie (IBAN IT05 Q061 6071 1201 0000 0000 224), Causale «Aiutare Fabrizio», obiettivo arrivare a mille bonifici, ciascuno da 35 euro. Per raggiungere la cifra che consenta di estinguere i 25mila euro delle 41 rate che ancora rimangono in sospeso con Equitalia.

E ricominciare da capo, trovando anche un modo per «dire grazie» ai benefattori che lo accompagneranno nel «piano B», la via d’uscita dal buio della disperazione.

Già, perché quella di Fabrizio Pandolfini, classe 1964 — ponsacchino doc, famiglia bene, con bar tabaccheria in Piazza, diploma di odontotecnico appeso al chiodo, un lavoro di consulente logistico commerciale spazzato via dalla crisi del 2010, mamma vedova di 81 anni e una stratificazione di piccoli debiti in parte ereditati dal padre, morto nel 2009 — non è una sottoscrizione tout cour.

Comprende anche un’estrazione a sorte, con dieci premi in palio scelti tra i cimeli più cari di famiglia. «È il mio modo di ringraziare chi vorrà seguirmi in questa avventura, è tutto legale — spiega Fabrizio — sono tutte cose mie».

C’è un quadro del pittore ponsacchino Giorgio Rocchi, quotato 9mila euro, sette bottiglie pregiate (un Whisky Macallan del ‘61, e sei bottiglie di Porto Feist annate dal 1937 al 1951) e due libri autografati da Pietro Mennea.

Se si arriverà a quota mille bonifici, gli oggetti saranno estratti a sorte, abbinati ai numeri del Lotto del 12 ottobre 2013, giorno della Fiera di Ponsacco. E dieci benefattori se li aggiudicheranno.

«SE TROVASSI mille persone disposte ad aiutarmi — dice Fabrizio — avrei risolto il mio problema con Equitalia e per due anni potrei tirare avanti cercando un lavoro. Mi vergogno tanto, ma devo farlo. Quando hai un lavoro, hai il tuo posto nella società, tutti sanno quello che sei per quello che fai. Per questo, secondo me, molti si perdono e decidono di farla finita. Scegliere di vivere è fare un bagno di umiltà. Dio disse “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete”. Ecco, io ora sono qui a chiedere».

L PENSIERO della morte lo ha sfiorato più di una volta, in questi anni disperati. «Vedo mia madre che invecchia — dice — penso a quando non ci sarà più lei, io che sopravvivo anche grazie alla sua pensione. Se non avessi paura che a 81 anni si è quasi arrivati al capolinea me ne starei tranquillo e farei come adesso, cercherei il lavoro e per il resto vivrei senza spendere. Ma se lei muore e ho sempre da pagare Equitalia, anche la nostra casa potrebbe andare all’asta. Io amo la luce, amo il ballo latino americano, amo ridere. Ma sì, ci ho pensato al buio. Da moltissimo tempo ormai non ho più la libertà di dire “voglio fare questo, voglio andare lì”. Fa paura il buio, così come fa paura ritrovarsi alla mensa Caritas a contenderti il boccone con un bambino, perché è da due giorni che non tocchi cibo e l’istinto di sopravvivenza ti spinge a levargli il pane di bocca. Oggi molte persone danno qualcosa, dopo che molti non hanno chiesto scegliendo di morire. Io so per certo che solo domani saprò quanto mi vergogno. Ma voglio vivere».

L’idea della sottoscrizione è partita il 1° maggio, nel giorno della festa del lavoro. E tra gli amici del paese qualcuno si è già mosso. Sabato sera i primi due bonifici sono già arrivati sul conto di Fabrizio. «Tutto sembra una pazzia — dice — ma se mi aiutassero in tanti non sarebbe poi una enorme pazzia».

di PAOLA ZERBONI