Cassa di Volterra, banca e fondazione. «Salvare l’ospedale? Abbiamo un piano»

Manghetti e Mugellini: «I soldi pubblici che mancano, li mettiamo noi»

Giovanni Manghetti e Augusto Mugellini

Giovanni Manghetti e Augusto Mugellini

Volterra, 22 novembre 2015 - "La politica non deve essere una mera esecutrice di norme calate dall’alto, deve sapere capire gli interessi specifici di una determinata popolazione". Nelle parole del professor Giovanni Manghetti, presidente della Cassa di Risparmio di Volterra Spa c’è tutto il dispiacere di chi da mesi sta cercando di portare sul tavolo dell’assessore regionale alla sanità una proposta di vitale importanza per Volterra. A fianco di Manghetti c’è l’ingegner Augusto Mugellini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra. Insieme, queste due realtà, banca e fondazione, hanno investito oltre 4 milioni di euro per fare dell’ospedale della città etrusca un centro d’eccellenza grazie anche alle strumentazioni d’avanguardia, oltre che al personale altamente qualificato. Il problema, appunto, è l’ospedale che con la legge Balduzzi e la riorganizzazione della sanità in Toscana rischia di essere smantellato o ridotto al lumicino.

Il problema, però, è anche l’assessore Stefania Saccardi con cui banca e fondazione non riescono a parlare: «In sei mesi non abbiamo potuto illustrare la nostra proposta all’assessore, forse perché troppo presa ad oliare l’ingranaggio balduzziano che a fare politica. La farfalla dopo essere uscita dal bozzolo c’è rientrata per la paura di volare». Il sistema Cassa di Risparmio di Volterra è pronto a salvare l’ospedale, che rischia di finire «sotto» Siena, dando vita ad una collaborazione tra pubblico e privato che potrebbe fare da «modello» per altre realtà e con le stesse problematiche.

In cosa consiste il progetto che non siete ancora riusciti ad illustrare alla Saccardi? «Banca e Fondazione - dicono Manghetti e Mugellini - si impegnano a valutare le richieste di sostegno della spesa sanitaria che dovrebbe essere tagliata ai sensi della Balduzzi. La nostra proposta in sostanza è questa: voi lasciate l’ospedale con tutti i suoi servizi, noi ci facciamo carico della parte economica che dovete tagliare».

Con quali risorse? «La banca mettendo sull’ospedale gran parte del proprio budget pubblicitario, anche la quasi totalità. La Fondazione mettendo l’ospedale al centro dei propri progetti, facendone il progetto principale. Perché? Rientra nella nostra politica di legame forte con il territorio ed i suoi bisogni». Cosa vorreste chiedere all’assessore regionale? «Proponiamo una deroga di tre-cinque anni per accertare se il nostro progetto funziona. Per l’Isola d’Elba è stata data la deroga. Qui non siamo su un’isola, ma siamo però in una realtà che per la posizione geografica presenta delle caratteristiche molto particolari: la politica non può non tenerne conto e non ci vuole molto a capirlo. Qui le distanze fanno la differenza. La politica deve sapersi confrontare. Invece quel che è successo al consiglio comunale aperto parla da solo: nessun esponente regionale del Pd era presente...».