Giovedì 18 Aprile 2024

Caos burocrazia: «Ben cinque ore in fila, ma il bollettino non va»

L’odissea per pagare un modello F24

Un ufficio postale (foto repertorio)

Un ufficio postale (foto repertorio)

​Pontedera, 18 dicembre 2014 -  CINQUE ORE di file tra uffici e sportelli per non riuscire a pagare un modello F24 in scadenza. È questa la storia di Antonio e Enza Andreasi che martedì hanno trascorso l’intero pomeriggio tra posta, banca, commercialista e ufficio dell’agenzia delle entrate tra Ponsacco e Pisa senza riuscire nel, a quanto pare, faticoso intento di pagare la cifra dovuta. Un caso esemplare di malaburocrazia quella in cui si sono imbattuti i due coniugi. Il gesto semplice di uscire per recarsi alle poste per pagare un bollettino può trasformarsi in un avventuroso viaggio tra file, sportelli e funzionari.«IL NOSTRO GIRO è iniziato alle 12 – racconta Enza – siamo andati in banca con il modello già compilato. Ci hanno risposto che mancavano dei codici e così siamo andati all’agenzia delle entrate». «All’agenzia – continua Antonio – ci hanno scritto i codici da inserire e diviso il modello per la cifra indicata da pagare, siamo andati alla posta, perché nel frattempo la banca aveva chiuso, ma non era ancora abbastanza!». Dopo aver aspettato la fila all’ufficio postale, da ricordare che il 16 era anche l’ultimo giorno per pagare Imu e Tasi, aver scomodato impiegati e direttori i due si vedono ricevere un altro no.

«SIAMO ANDATI come ultima speranza in uno studio di commercialisti – conclude Enza – dove ci hanno dato ancora altri codici e poi siamo ritornati alle poste, rifatto la fila per sentirci dire che il modello non andava ancora bene! A quel punto erano le 19 e tutti gli sportelli erano chiusi. Riproveremo, nonostante la tentazione di buttar via tutto sia forte. È veramente una vergogna che per pagare si debba perdere così tanto tempo dietro a numeri e codici ed essere rimbalzati da uno sportello a un altro». Un labirinto burocratico. Probabilmente se Joyce avesse dovuto ambientare il suo Ulisse oggi lo avrebbe fatto in Italia tra uffici e sportelli pubblici.

Sarah Esposito