Mercoledì 24 Aprile 2024

"Per colpa dei bulli ti puoi anche uccidere": il racconto di Simona

"Offesa, derisa e picchiata dal branco sul treno. Il mio incubo"

Simona Parisi

Simona Parisi

Pontedera, 25 novembre 2014 - "Ci si può anche uccidere per colpa dei bulli. Io, sono stata abbastanza forte: sono riuscita a reagire. Ma ancora oggi, porto addosso quelle ferite». Simona Parisi, 23 anni da pochi giorni, fuma una sigaretta affacciandosi alla finestra di cucina. «Vi dà fastidio?» chiede voltandosi con lo sguardo verso il giardino. Il suo caschetto rosa non riesce a nascondere un pizzico di paura. La paura di dover raccontare e rivivere di nuovo tutto. La paura di essere giudicati: «anche se io non ho fatto niente. Né prima né dopo. Ho solo pagato con la mia vita: chiudendomi in casa per mesi».

SIMONA è forte. Più volte trattiene le lacrime: «ma quando ho visto che cosa è accaduto a Martina Del Giacco, beh, sono tornata con la mente a tutto quello che ho passato anch’io che ho frequentato la sua stessa scuola: l’istituto alberghiero». Una storia di violento bullismo consumata sul treno Firenze-Pisa. «Era l’inverno del 2008 e tutte le mattine con una mia amica salivamo su quel convoglio – dice –. C’erano una serie di ragazzi e ragazze, che mai avevo visto prima, che mi prendevano in giro. Per mesi ho ingoiato amaro. Fino a quando, un giorno, ho trovato il coraggio e ho risposto per le rime». Una reazione che ha provocato l’ira del ‘branco’. «Mi hanno accerchiato e colpita – racconta –. Spinte, offese, botte. E poi mi hanno inseguito anche in stazione. E dopo fino a scuola». Il giorno dopo la scena si ripete: «Salgo e mi offendono. Io stringo forte le mani della mia amica e mi metto le cuffie per non sentire che dicono – continua –. Ma è inutile. Alla fine qualcuno mi lancia addosso il casco di un motorino».

UNA SITUAZIONE che degenera e prosegue anche nei giorni successivi: «A scuola sulla lavagna – spiega – scrivevano il mio nome e un mare di offese. Sul banco uguale. Anche nei bagni, la stessa cosa. Così ho chiesto aiuto alla mia mamma, alla scuola e poi ai carabinieri». Sette i denunciati, tutti minorenni. Tutti ragazzi della Valdera. «Quando i militari mi chiesero: ‘dimmi i loro nomi’. Io non sapevo che cosa rispondere. Non li conoscevo. Ero solo il loro bersaglio. La loro vittima». Una vittima che alla fine ha alzato bandiera bianca: «Avevo paura – ammette – e ho lasciato la scuola. Mi sono chiusa in casa a piangere. Non sono uscita per mesi. Sono andata dallo psicologo e dello psichiatra. E oggi, lo devo ammettere, ancora oggi non riesco a perdonare. Ancora oggi, quando mi vedono, come è accaduto qualche sera fa al Boccaccio mi prendono in giro». Anche perché la giustizia legale poco ha potuto. Il caso, approdato al tribunale minorile, si è perso. Oggi il reato è prescritto: «Ma non è prescritto quello che ho vissuto. Saverio Bargagna