Le dimissioni di Renzi: tra Roma e Firenze, ecco il destino dei fedelissimi

Occupano diverse poltrone ma adesso, con la chiusura dell'esperienza di Governo del capo, potrebbero essere a fine corsa

Matteo Renzi e la moglie Agnese

Matteo Renzi e la moglie Agnese

Firenze, 6 dicembre 2016 - Sperano di risalire sul treno per Roma, ancora prima di esserne scesi. Tutti gli uomini del presidente scelti per occupare poltrone, divani, seggiole e panchetti il cui prerequisito di selezione valso è stata l’assoluta fedeltà, potrebbero essere a fine corsa. Anche se le intenzioni di Renzi sono quelle dichiarate di tornare in fretta inquilino di Palazzo Chigi, ora il governo avrà un’altra guida e i contratti diventeranno carta straccia. Se Renzi tornerà premier alla velocità della luce richiamerà gli stessi? Per selezionare la sua classe dirigente, il premier ha attinto dalle esperienze precedenti da sindaco e da presidente della Provincia, con un capitolo a parte dedicato agli amici d’infanzia, ai colleghi di carriera scolastica, di gioventù e scoutismo.

Chi ha un incarico legato alla sua presidenza ha le ore contate, chi si è incardinato al parlamento qualche mese in più, chi si è insediato nei gangli dello Stato si è messo al riparo da queste tempeste politiche. Ma sul treno di gente che era partito da Firenze e che ora è sulla via del ritorno ci saranno tanti orfani di dopio cuscino. Il biglietto Roma-Firenze è già stato comprato per Tiberio Barchielli, ex paparazzo compaesano del premier, entrato a Palazzo Chigi come fotografo ufficiale di Renzi. Storie lunghe e carriere brevi. Poi panchinari che aspettavano il posto e son rimasti senz’osso: ora non ce n’è più per nessuno. A Roma chi si presenta con la ‘ci’ aspirata verrebbe mandato al rogo. Ticket di ritorno anche per Erasmo D’Angelis, più renziano di Renzi: ex presidente di Publiacqua, viene indicato sottosegretario alle Infrastrutture e trasporti e dopo coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico #italiasicura.

Ma non finisce qui perché il premier affida alla sua penna la direzione del quotidiano L’Unità appena riaperto per poi tornare a Palazzo Chigi. Dove tra i nominati a tornare a casa c’è il finanziere Vincenzo Manes, nominato da Matteo Renzi suo consigliere “pro bono” da un paio d’anni. La campanella suona anche per Filippo Bonaccorsi, ex presidente Ataf portato a Roma nella struttura di missione riqualificazione edilizia scolastica, e il collaboratore Franco Bellacci, segretario particolare, mago di Twitter.

A Firenze non basterebbero le poltrone dei negozi d’arredamento per accontentarli tutti. Perché la lista è lunga, molto più dello spazio che abbiamo a disposizione. Federico Lovadina, proveniente dallo studio talent scout Tombari, concluderà il suo mandato nel cda Fs a maggio 2017, l’ex assessore Simone Tani, amico di Renzi dai tempi della Margherita, è stato piazzato al Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica, l’ex comandante dei vigili Antonella Manzione, fino a poche settimane fa responsabile del dipartimento affari giuridici della presidenza del Consiglio, è diventata consigliere di Stato.

A capo della segreteria tecnica di palazzo Chigi c’è Giovanni Palumbo già capo di gabinetto in Provincia con Renzi e dirigente del Comune a chiamata, sempre con Renzi sindaco. E ora dove andranno i fidatissimi? Servono seggiole, il Comune sta mettendo nuove panchine. Ma basteranno?