Pokemonmania, l’ultima follia

Il direttore della "Nazione" risponde ai lettori

Pierfrancesco De Robertis

Pierfrancesco De Robertis

Firenze, 29 luglio 2016 - CARO DIRETTORE, si sta diffondendo la mania dei Pokemon. Prima i miei nipoti sono letteralmente diventati matti, adesso anche i loro genitori ne sono stati conquistati. Sarà la classica moda estiva? Perché veniamo sempre conquistati da questo genere di fenomeni? Melania Rizzolo, Firenze

CARA SIGNORA RIZZOLO, prima credevo che non ci fosse cosa più insensata della dieta vegana, adesso che ho scoperto la ‘pokemonmania’ mi sono dovuto ricredere. Spero che passi presto, come una delle tante mode estive, ma il ‘problema’ – ossia ciò che ne ha prodotto una così rapida diffusione – resta. Che, a mio avviso, è la voglia di confrontarsi con qualcosa di inesistente, di virtuale, che ci faccia evadere dalle cose della vita, quelle belle e quelle meno belle, e inseguire ciò che non esiste. Perché? Facile: ciò che non c’è ci interroga di meno, ci stupisce fino a un certo punto e ci mette poco in discussione. Inseguire un pupazzo virtuale in una mappa virtuale – questa pare che sia la ‘pokemonmania’ – occupa il nostro tempo (non il mio, beninteso, perché non voglio neppure sentirne parlare) - ma resta lì, innocuo e sterile. Se fosse solo un gioco andrebbe pure bene, quando diventa una cosa seria e una mania c’è da preoccuparsi.