Pitti Filati al via: il settore recupera, ma c'è l'incognita Brexit

Alla Fortezza da Basso di Firenze, dal 29 giugno al 1° luglio, la rassegna mondiale della filatura. Con qualche preoccupazione per il mercato britannico

Pitti Filati (Abruzzese/New Press Photo)

Pitti Filati (Abruzzese/New Press Photo)

Firenze, 28 giugno 2016 - C'è anche l'ombra della Brexit (e delle sue conseguenze sull'export del tessile italiano) sull'apertura di Pitti Filati alla Fortezza da Basso di Firenze dal 29 giugno al 1° luglio per il tradizionale appuntamento con il meglio della filatura internazionale. I dati del settore nel 2015 (presentati da Smi e dal Centro Studi della Federazione tessile e moda) non sarebbero nemmeno negativi, anzi: rispetto alle previsioni di gennaio che prefiguravano un segno negativo dell'ordine del -1,7% del fatturato, il settore ha mantenuto i livelli del 2014 e questo, dopo un triennio di calo, tutto sommato è un buon risultato. Cala il valore della produzione (-0,8%) mentre restano invariati i livelli dell'export e anche qui il dato è buono.  Ancor meglio se guardiamo alla filatura laniera (quella che è il cavallo di battaglia della Toscana, a partire, ovviamente, dal distretto pratese)  che vede il fatturato al +0,9%, mentre la filatura cotoniera cala del 5,5% e quella liniera rallenta pur con un +1,1%.

Tuttavia, negli stand dove saranno presenti i 130 marchi di Pitti Filati è inevitabile un pensierto a come potrebbe cambiare (o cambierà) l'export del tessile alla luce del referendum britannico che ha deciso l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Anche perché il Regno Unito non è certo un mercato secondario per il tessile made in Italy. Basti pensare che per i filati di lana e peli fini cardati l'export nel Regno unito è di circa 8 milioni di euro  ed è pari al 16,3% dell'export. Nel 2015, tra l'altro, questo export era cresciuto del 5,8%.

Questa 79esima edizione vedrà al centro ci sarà l’anteprima mondiale autunno-inverno 2017/18 delle collezioni di filati per maglieria. Il tema è Pitti Lucky Numbers guarda ai numeri non come a indici di quantità ma alla bellezza del loro segno. Dei 130 marchio presenti, 25 vengono dall'estero (Regno Unito, Giappone, Turchia, Romania, Perù, Francia, Germania, Nuova Zelanda e SudAfrica). Nei 20mila metri quadri di esposizione sono attesi oltre 5mila buyer, oltre la metà dei quali dall'estero.