Violentò la compagna incinta di cinque mesi: condannato

Pugni nella pancia, minacce e umiliazioni, poi lei disse basta e lo denunciò

Il pm Curreli

Il pm Curreli

Pistoia, 27 novemre 2015 - «Devi abortire! Questo figliolo non si può tenere...Brutta puttana, con chi l’hai fatto?...Se non abortisci ti fo abortire io!». Lei aveva vent’anni. Lui la colpì con un pugno sulla pancia. Era incinta di cinque mesi. Pochi giorni dopo, con la violenza, la costrinse a subire un rapporto sessuale.

Fu la paura di perdere il bambino a darle la forza e il coraggio prima di raccontare tutto a sua madre, proprio a lei che inutilmente aveva cercato di metterla in guardia, e poi di denunciare le violenze subite alla polizia e quindi di dire basta. L’ultima pagina di quest’incubo si è chiusa ieri sera in tribunale, dove l’uomo è stato condannato a sette anni di reclusione per maltrattamenti aggravati e violenza sessuale. Lui, D.D. (iniziali a tutela della vittima), ha 38 anni e vive sulla montagna pistoiese. La condanna è stata pronunciata dai giudici del Collegio presieduto da Roberto Tredici, a latere Gianluca Mancuso e Daniela Bizzarri. Il pubblico ministero Claudio Curreli, che aveva diretto le indagini della Squadra Mobile (sezione reati sulle fasce deboli) su questa drammatica vicenda, aveva chiesto per l’imputato nove anni di carcere. Le motivazioni saranno note fra 90 giorni.

I fatti risalgono all’estate del 2013. I due si erano conosciuti nel mese di maggio, sull’autobus, e di lì a poco era iniziata una relazione sentimentale sfociata nella convivenza a casa di lui. La famiglia della ragazza si era opposta con forza a quella storia perchè in montagna, come è emerso dagli atti, tutti sapevano che l’uomo aveva problemi di alcolismo e di tossicodipendenza e che era seguito dal Sert. La quotidianità della convivenza aveva rivelato, giorno dopo giorno, uno scenario in cui l’affetto e la tenerezza erano diventati presto un ricordo, soppiantato da botte, schiaffoni, minacce e umiliazioni.

Un copione già visto, già sentito, e che all’indomani della celebrazione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne appare ancora più lancinante.

La ragazza ha affrontato il processo con molta determinazione, come ci spiega l’avvocato Francesca Barontini che l’ha seguita sempre in questa vicenda giudiziaria: «Quando il processo è iniziato lei era in ospedale a partorire (il bimbo oggi ha due anni e sta bene), quindi non abbiamo avuto, tecnicamente, la possibilità di costituirci parte civile, eravano fuori tempo, ma io sono rimasta al suo fianco come legale della persona offesa. Lei ha testimoniato per due volte in aula. Due udienze lunghissime e sofferte, ma sempre con molta lucidità e poi, come ha sottolineato il pm Curreli nella sua requisitoria, è stata sempre coerente, dalla denuncia alla testimonianza davanti ai giudici, e mai accanita, perchè era stata innamorata. E’ stata tradita, come ha rilevato il pm, dalla sua indole da crocerossina, ha sperato di poterlo cambiare.

«Una sentenza questa – ha rilevato ancora per noi l’avvocato Barontini – che cade proprio l’indomani della Giornata dedicata alla donna e che ha un valore particolare perchè lei è stata creduta nell’aspetto più delicato, quando ha detto no alla violenza sessuale, proprio laddove una donna rischia di non essere creduta.

«Mi sento infine di poter ringraziare, perchè lei lo vorrebbe, la Procura per tutto quello che ha fatto e sta facendo, e con un grazie particolare al dottor Curreli che si è preso a cuore lei».