Un milione per il «Giardino volante». «Una grande area verde per la città»

Paci (Fondazione Caripit) difende il’finanziamento per il progetto

Gioco. (Acerboni/FotoCastellani)

Gioco. (Acerboni/FotoCastellani)

Pistoia, 19 settembre 2014 - TROPPI I SOLDI (circa un milioni di euro) messi a disposizione dalla Fondazione Caripit per il nuovo «giardino volante» di via degli Armeni? Dopo mesi di polemiche pubbliche e non, il presidente Ivano Paci dice la sua per «rispondere pacatamente a chi è intervenuto e fornire ai pistoiesi qualche ulteriore informazione sulle intenzioni che hanno mosso la Fondazione a formulare al Comune una proposta, che è stata pienamente condivisa». A far saltare la mosca al naso a Paci soprattutto alcune recenti affermazioni, quali il mecenatismo improduttivo, la sterile autocelebrazione o l’ostentazione da ricchi: «Espressioni — rimarca il professore — che sono obiettivamente fuori da ogni realistico rapporto con i fatti». E ancora sottolinea: «Nessuna pressione sul Comune (a quale scopo?), nessuna richiesta di contropartite (quali?), ma soltanto una convergenza di valutazioni circa l’utilità di un intervento che serve ad arricchire e abbellire un’importante area a verde della nostra città». «LE OPERE-GIOCO ideate da artisti — dice Paci — in particolare il torinese Luigi Mainolfi e il milanese Francesco Mendini, largamente noti per interventi sui giardini anche di importanti città europee, rappresentano circa un quarto della spesa totale e concorrono a caratterizzare la particolare qualità del contesto ambientale. La spesa complessiva per realizzare l’operazione, compresi gli oneri tributari, le spese tecniche e gli imprevisti è di circa un milione di euro». E poi una replica all’accusa di aver affidato il progetto del parco a due architetti figli di altrettanti artisti coinvolti: per Paci non c’è nessuno scandalo: «Ai nostri occhi, trattandosi di giovani di valore, questa è una garanzia di omogeneità di impostazione e di possibilità di avere un progetto unitario dal punto di vista estetico e tecnico». Altra questione: le ditte impegnate nei lavori. «Sono state selezionate mediante gara — assicura il presidente — alla quale sono state invitate imprese e ditte locali: tre per i lavori di tipo edilizio, quattro per i lavori riguardanti l’alberatura, la siepe perimetrale e il manto erboso, tre per le opere in ferro e quattro per le forniture in legno». A CHI «si scandalizza perché la manutenzione spetterà al Comune», risponde: «Cosa del tutto normale, visto che il terreno e gli edifici oggetto dell’intervento sono di sua proprietà; altrimenti, con questa logica, la Fondazione dovrebbe prendere a suo carico la manutenzione di scuole ed edifici di interesse storico – artistico che contribuisce, spesso in modo determinante, a costruire, ristrutturare o restaurare». «Si può non essere d’accordo — riflette Paci — si può dire che sarebbe stato meglio fare altro; ma ci si risparmino le allusioni, le invettive moralistiche e le dietrologie prive di fondamento. Ho cercato di spiegare a chi cerca spiegazioni: non spero che ciò serva ad evitare ulteriori polveroni per il futuro».