«Sono rimasta senza lavoro. Aiutatemi o perderò la casa»

Appello dell’ex colf della famiglia Gangale

Gianmichele Gangale

Gianmichele Gangale

Pistoia 2 settembre 2015 - DOPO LA tragedia che ha colpito la famiglia di Gianmichele Gangale, il giovane quarratino, costretto su una sedia a rotelle in seguito a una rapina in casa, non ha più lavorato. Nonostante gli sforzi e tutta la buona volontà, l’uomo e i suoi familiari, a causa delle spese mediche da sostenere non potevano più permettersi i servizi domestici della donna. Così, Agata Proniewska, 33 anni, di origini polacche, si ritrova oggi, a distanza di due anni dal tremendo episodio che ha sconvolto la comunità pistoiese, con lo sfratto esecutivo in mano, un figlio di dodici anni a cui garantire un tetto e senza un soldo per poter andare avanti.

E’ UN appello accorato quello dell’ex domestica di casa Gangale. Dopo tentativi continui con il Comune di Quarrata dove risiede e i servizi sociali che la seguono, l’unica strada rimasta per lei è quella di affidarsi al buon cuore di chi può aiutarla a superare questo momento difficile.  Un «effetto collaterale» della tragedia che sta tutt’oggi attraversando la famiglia di Gianmichele. « Tra qualche ora mi obbligheranno a lasciare l’appartamento di via XXV aprile dove vivo con mio figlio – racconta disperata – Purtroppo da quando non ho più lavorato per la famiglia Gangale è stato impossibile per me pagare i seicento euro mensili di affitto, un alloggio che quando mi sono separata dal mio ex compagno ho preso al volo per garantire stabilità al bambino. I servizi sociali – continua con voce tremante – ci hanno sempre detto che per noi non c’è un alloggio di emergenza nel comune perchè occupati abusivamente da persone che hanno uno stipendio così l’unica soluzione possibile sembra essere quella di una casa famiglia fuori dalla Toscana». 

«IMPOSSIBILE – dice accorata – mio figlio studia a Quarrata, ha i suoi amici a Quarrata. Sarebbe un trauma per lui lasciare questa città». Non solo problemi con la casa per Agata ma anche continui sforzi per trovare da mangiare e i beni primari necessari per far studiare il bambino. I primi a darle una mano oggi con piccole cose sono proprio i Gangale. 

«TUTTI i giorni vengono a casa a portarmi una busta di latte per fare colazione, capita che riescano a farmi anche un po’ di spesa – spiega –. Il padre di Gianmichele si rende conto di quello che sto passando ma non è colpa sua se non possono più permettersi di tenermi a lavorare. Mi basterebbe riuscire a trovare un minimo di stipendio per garantire a mio figlio vestiti, cibo, quaderni e libri per la scuola.  In passato ho lavorato anche in fabbrica. Sono disposta a ricoprire qualsiasi mansione. Vi prego, qualcuno mi aiuti».