Emergenza scuole, la minaccia dei presidi: "Se non avremo i banchi, non faremo entrare gli studenti"

Molti istituti superiori sono senza gli arredi. "Niente lezioni Aule chiuse e impianti da riparare"

Elisabetta Pastacaldi preside del Petrocchi

Elisabetta Pastacaldi preside del Petrocchi

Pistoia, 3 settembre 2015 - MARTEDÌ si sono svolti gli esami di riparazione per molti degli studenti pistoiesi delle scuole superiori. Eppure, a due settimane dall’inizio delle lezioni, le scuole sono tutt’altro che pronte ad accogliere i ragazzi, e c’è chi tra i presidi minaccia che non farà entrare gli studenti se non avrà le aule e le attrezzature necessarie per svolgere la didattica. Il problema è vecchio: la cronica mancanza di spazi e la scarsa manutenzione degli edifici. Ma la mancanza di un referente istituzionale che abbia a disposizione i mezzi per risolverlo costituisce una nuova emergenza. Il presidente della Provincia Rinaldo Vanni ha richiamato i presidi delle superiori a mettere a disposizione degli istituti con maggiori difficoltà arredi e strumentazione. Una sorta di appello alla solidarietà reciproca, esteso nei giorni scorsi anche ad aziende e alla Fondazione Caript, a cui si chiede un contributo economico. Ma, ad oggi, le offerte non sono ancora arrivate, e non per la mancanza di generosità dei dirigenti.  All’istituto agrario De Franceschi di Pistoia, la preside Angela Desideri spiega che mancano almeno due aule. «Da quando sono entrata, nel 2011 – chiarisce la dirigente – gli studenti sono passati da 330 agli attuali 450. Tra due settimane inizieranno le lezioni e abbiamo sgomberato l’aula docenti e un laboratorio, ma ci mancano banchi e sedie. Io sono ottimista, ma se non sarà risolto il problema non farò entrare gli studenti a scuola: bisogna garantire una dignità all’istruzione». Altra questione è quella dei ragazzi ospiti del convitto. «Stiamo ultimando i lavori – spiega la preside Desideri – grazie all’aiuto della Fondazione Caript. Speriamo così di poter aumentare le stanze da 33 a 45. Poi c’è il problema della palestra: noi non l’abbiamo. Fino a che il tempo lo permetterà, i ragazzi faranno l’ora di educazione fisica all’aperto». All’istituto tecnico tecnologico Fedi-Fermi, ben sei aule sono state chiuse dallo scorso aprile, a causa delle infiltrazioni di umidità. «Il problema è la mancata manutenzione degli ultimi anni – spiega il preside Paolo Bernardi – e così siamo stati costretti a chiudere le aule. Quest’anno poi abbiamo almeno 50 nuovi iscritti». Al liceo artistico Petrocchi la preside Elisabetta Pastacaldi da anni ormai ha adottato il metodo «universitario»: nessuna classe ha un’aula fissa, ma gli studenti si spostano a seconda delle lezioni. «Quest’anno però – spiega la dirigente – iniziamo le lezioni con una spada di Damocle. È in corso la vendita degli spazi della nostra succursale ‘Bolognini’ di via Bottaccio, dove attualmente abbiamo dieci classi. Finora nessuno ci ha comunicato quando e dove saremo spostati: ovviamente non accadrà a breve, ma sono seriamente preoccupata». Situazione sotto controllo al liceo scientifico Duca D’Aosta e a San Marcello. All’istituto tecnico commerciale Pacini, la preside Ilaria Baroni chiede che si organizzi al più presto un’azione comune di tutti i dirigenti degli istituti superiori. «Al di là delle questioni delle varie realtà – spiega Baroni – questo è un problema che va risolto al livello politico. Lasciare alla Provincia la competenza delle scuole superiori senza però i mezzi per intervenire è un controsenso».