Morì sulle piste della Doganaccia, assolto il responsabile dell’impianto

Nell’incidente perse la vita Mirco Federici, giovane ricercatore di Siena

ASSOLTO Sergio Ceccarelli, responsabile della Doganaccia 2000 Srl (Foto Castellani)

ASSOLTO Sergio Ceccarelli, responsabile della Doganaccia 2000 Srl (Foto Castellani)

Pistoia, 24 dicembre 2015 - Un tratto ghiacciato tra la Direttissima e la Panoramica, le piste della Doganaccia, a Cutigliano, gli fu fatale. Prima cadde il suo amico, Ludovico Susani, che riuscì però a fermarsi, incolume, Mirco Federici, 35 anni ricercatore dell’università di Siena, invece, piombò senza scampo a forte velocità contro gli alberi. L’impatto gli provocò traumi gravissimi e Mirco morì. Mirco Federici, originario della provincia di Latina, dopo la laurea in chimica, si era trasferito a Siena per ricoprire un incarico di ricercatore all’università, era sposato, padre di un bimbo e sua moglie, all’epoca, era incinta di pochi mesi.

Per quella tragedia, avvenuta sette anni fa, il 13 febbraio del 2009, fu rinviato a giudizio Sergio Ceccarelli, 69 anni, di Cutigliano, quale responsabile dell’impianto sciistico e legale rappresentante della «Doganaccia 2000 srl», con l’accusa di omicidio colposo, perché, secondo l’accusa, avrebbe omesso di posizionare idonee segnalazioni e protezioni lungo i tracciati di discesa, considerate le abbondanti nevicate che avevano coperto le indicazioni preesistenti.

Da quella accusa Ceccarelli, che è difeso dall’avvocato Andrea Niccolai del foro di Pistoia, è stato assolto, "perché il fatto non sussiste". La sentenza è stata pronunciata dal giudice Gianluca Mancuso, che ha pienamente accolto la tesi difensiva.

Come ha spiegato l’avvocato Andrea Niccolai, la ricostruzione del pm sarebbe stata sbagliata, in quanto "i due sciatori si allontanarono volontariamente dalla pista Panoramica, sulla quale erano, per raggiungere a piedi e senza sci l’altra pista, la Direttissima. Per fare questo, però, scelsero di percorrere un tratto ripido che era anche ghiacciato. La pista era ben segnalata, battuta e facile, mentre il percorso imboccato dai due sciatori era un pendio ripido. Questa si rivelò per entrambi gli sciatori una gravissima imprudenza. Tra l’altro – spiega l’avvocato Niccolai – era ampiamente segnalato, con i cartelli posti all’inizio dell’impianto di risalita, di non allontanarsi dalle piste, perché in quei giorni faceva particolarmente freddo e c’era molto ghiaccio".

Martina Vacca