Impiego per lavori socialmente utili: Quarrata apripista con le associazioni

Varie mansioni da svolgere in base alle necessità del volontariato

Un gruppo di immigrati (Foto archivio)

Un gruppo di immigrati (Foto archivio)

Quarrata, 30 agosto 2015 - È stato siglato – è il primo caso nella nostra provincia – il protocollo e avviato il percorso che vedrà i profughi africani, attualmente dislocati a Quarrata, dedicarsi a lavori socialmente utili sul territorio. Per loro saranno quindi regolarizzati anche ruolo e copertura assicurativa. I quattordici giovani uomini tra i 25 e i 35 anni provenienti da Senegal e Gambia che da circa tre mesi sono alloggiati in due abitazioni private, entreranno a far parte della squadra di otto associazioni che offriranno loro mansioni lavorative esclusivamente a titolo di volontariato.

Misericordia, Cri, Emmaus, Pozzo di Giacobbe, Vab, Auser, Arci Parco verde e Caritas Quarrata si sono infatti rese disponibili a valersi dell’opera dei giovani africani dopo averli formati insegnando loro semplici incarichi. Il protocollo è stato stilato in accordo con la cooperativa Arkè, consorziata Co&So, incaricata dalla prefettura di Pistoia di occuparsi dei chiedenti asilo, trovando le strutture dove ospitare i profughi e siglando il contratto di locazione. È la prefettura quindi che finanzia le spese per vitto, alloggio e per i corsi di alfabetizzazione, sempre a cura della cooperativa. Per quanto riguarda l’acquisto di dotazioni e capi di vestiario indispensabili per i lavori che i profughi andranno a svolgere, la Regione Toscana ha deliberato di rimborsare all’amministrazione comunale fino a 100 euro per ogni giovane.

«Il percorso è stato da noi fortemente voluto – dichiara il sindaco Marco Mazzanti – non tanto per avere un vantaggio per noi, ma perché inserire queste persone in qualche attività lavorativa, seppure di volontariato, rende loro la dignità di sentirsi utili». Lungi dall'essere opera di assistenzialismo, come chiarisce l’assessore al welfare Stefano Lomi «la nostra decisione nasce dalla volontà di dare valore all’accoglienza – dice Lomi – offrendo l’opportunità di restituire dei servizi in una reciprocità di scambio di doni». Quale sarà poi il futuro di questi giovani per il momento non è dato sapere, finché la commissione competente non prenderà in esame le loro richieste di asilo: se non lo concederà dovranno tornare nel loro Paese d’origine. Ma nel frattempo, la comunità quarratina non li considererà solo semplici numeri, ma persone.

Daniela Gori