Permessi facili ai cinesi: sessantacinque persone a giudizio

Tredici gli imputati che hanno patteggiato le pene. Ieri la decisione del gup Martucci. Il processo inizia a ottobre / PERMESSI FACILI, SEQUESTRATI BENI PER OLTRE QUATTRO MILIONI DI EURO

Volante della polizia (foto Cusa)

Volante della polizia (foto Cusa)

Pistoia, 28 aprile 2015 - Falsi contratti d’affitto, false residenze e falsi contratti di lavoro: una ricca documentazione, pagata con somme che andavano dai mille euro in su, da cittadini cinesi, per ottenere i permessi di soggiorno. Un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro, che vedrebbe coinvolti imprenditori, artigiani e semplici cittadini, e che avrebbe permesso a cinquecento stranieri di ottenere illecitamente i permessi di soggiorno. Prenderà il via il prossimo 22 ottobre, nell’aula penale collegiale del Tribunale di Pistoia, il maxi processo per i permessi falsi ai cinesi, che vede imputate 65 persone. Ieri, infatti, il giudice per le udienze preliminari Patrizia Martucci, dopo una camera di consiglio durata un’ora, ha letto il dispositivo con cui ha rinviato a giudizio 65 delle 79 persone imputate, mentre dieci hanno patteggiato la pena e altre tre lo avevano fatto lo scorso gennaio (la posizione di un altro imputato è stata stralciata).

Le indagini condotte dalla Digos della questura, sotto la direzione del sostituto procuratore Francesco Sottosanti, lo ricordiamo, portarono nell’aprile del 2009 all’arresto di 11 persone. Tra gli imputati, anche Marcello Evangelisti, l’ex dirigente dell’Ufficio lavori pubblici del Comune, imputato nel processo «Untouchables» per gli appalti pubblici pilotati. L’accusa per l’ex dirigente, infatti, sarebbe di aver dichiarato falsamente di aver affittato gli appartamenti di sua proprietà, in particolare nei palazzi di via Del Duca e di via Del Giglio: la procura gli contesterebbe decine di false documentazioni. L’inchiesta aveva richiesto una grossa mole di accertamenti e aveva portato alla richiesta, da parte della procura, pm Giuseppe Grieco, di rinvio a giudizio per tutti i cittadini coinvolti in questo sistema per fare soldi.

In pratica, avrebbero accettato di dichiarare falsamente di aver concesso in affitto le proprie case (35 persone), ovvero avrebbero contraffatto documenti per consentire i ricongiungimenti familiari (29 persone), o infine, avrebbero firmato dichiarazioni fasulle di disponibilità all’accoglienza e all’assunzione (68 persone), cioè avrebbero dichiarato di aver dato agli stranieri un lavoro o una residenza. LE ACCUSE, per gli imputati, vanno dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina al falso documentale. Inoltre, 35 imputati erano accusati anche di favoreggiamento della permanenza illecita di clandestini sul territorio nazionale: il giudice Patrizia Martucci ha sentenziato il non luogo a procedere per prescrizione.