Truffatori inchiodati da Whatsapp

Le foto dei malviventi fatte circolare con la celebre app di messaggistica

WhatsApp si conferma uno strumento importantissimo  (foto di archivio)

WhatsApp si conferma uno strumento importantissimo (foto di archivio)

Pistoia, 29 novembre 2017 - I social stavolta sono stati determinanti per identificare gli autori di una antipatica truffa avvenuta qualche mese fa ai danni di un gioielliere di via Padre Antonelli, tra San Marco e Candeglia, alle porte della città. I volti dei due truffatori sono infatti rimbalzati da una chat all’altra di WhatsApp dove sono stati diffusi dai gioiellieri di mezza Italia che erano stati a loro volta truffati da una coppia di napoletani.

Le immagini erano state ricavate dalle riprese della videosorveglianza dei negozi. I fatti, per quanto riguarda Pistoia, erano stati questi: nel marzo scorso un uomo e una donna si erano presentati nella gioiellieria di via Antonelli e avevano venduto al titolare tre collanine d’oro ricavandone quattrocento euro. Ma a un più attento e più accurato controllo l’orefice aveva potuto verificare che quelle tre collanine non erano affatto d’oro.

Così aveva presentato la denuncia ai carabinieri di Pistoia mettendo a disposizione dell’Arma i filmati della videosorveglianza. Grazie al successivo intervento della Scientifica, quelle immagini erano state rese ancora più leggibili, tanto da consentire il riconoscimento della coppia di furfanti e quindi la loro identificazione. Una identificazione resa possibile dal fatto che la coppia, 49 anni lui e 45 lei, era ben nota alle forze dell’ordine, truffatori seriali insomma, avvezzi alla vendita di oggetti ben falsificati che si rivelavano poi vere e proprie patacche. Così, mentre gli investigatori raggiungevano la certezza della loro identità, i gioiellieri hanno contribuito in maniera determinante alle indagini attraverso la diffusione capillare delle immagini attraverso le chat. I due, secondo quanto è emerse, avevano già colpito diverse volte, in particolare nell’Italia centrale.

L'uomo e la donna sono stati quindi denunciati a piede libero alla Procura di Pistoia, per truffa, per quanto riguarda i fatti di marzo in via Antonelli, e dei quali saranno chiamati a rispondere. La chat di WhatsApp si è rivelata così un vero e proprio social, con l’utile intento non soltanto di mettere in guardia gli orefici del territorio, ma anche di dare un concreto contributo all’attività investigativa.

l.a.