Preghiere multietniche in chiesa, polemica a Vicofaro

L'organizzatrice: "Esempio unico". Ma sul web c'è chi attacca

Un momento della serata a Vicofaro

Un momento della serata a Vicofaro

Pistoia, 27 aprile 2016 -  «E’ la prima volta che un parroco ci consente di realizzare un evento del genere in chiesa, davanti all’altare. Non possiamo che ringraziare don Massimo». Se da una parte la serata multireligiosa di domenica a Vicofaro ha scatenato alcune polemiche sul profilo facebook di don Massimo Biancalani perchè «poco opportuno davanti all’altare e sotto il crocefisso», («Vedere quella specie di animale bianco aggirarsi coi denti di fuori nel presbiterio, tra l’altare e il crocefisso di Nostro Signore» scriveva un utente sul social) dall’altra, la testimonianza «concreta» delle altre religioni, ha attirato un numero di persone inaspettato, quasi mille presenze per assistere alle preghiere, ai canti e ai balli di altre etnie.

Dal Tibet, all’Islam fino ai nativi americani, per una delle organizzatrici della serata, Giusiana Maraccini insime alla comunità «Ecovillaggio Ciricea», tutto è stato un vero e proprio successo. «Un evento unico di integrazione religiosa e culturale – commenta Maraccini– Ci sono stati canti dalla tradizione dei nativi americani, canti della tradizione Indù, musica e danza della tradizione Sufi, canti della tradizione ebraica e cristiana e quelli tradizionali tibetani. L’evento è stato pensato già da qualche mese – aggiunge – ma si è potuto concretizzare solo con il benestare di don Massimo che non ha esistato ad aprirci le porte della sua chiesa». Plaude l’iniziativa anche Giancarlo Niccolai del Centro studi Donati che nell’ambito del premio per la pace Giorgio La Pira ha portato, in passato, all’interno della Cattedrale di Pistoia, rappresentanti di altre religioni.

«Il Centro Donati condivide l’iniziativa realizzata a Vicofaro dal parroco don Massimo Biancalani sul tema del dialogo interreligioso – scrive in una nota –. Le giornate internazionali della pace G. La Pira che da trentaquattro anni si svolgono nella nostra città si sono sempre ispirate alla ricerca del dialogo per costruire ponti che uniscano tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro origine,appartenenza e religione, per la costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli, in solidarietà». E don Massimo, che proprio la scorsa settimana ha firmato in prefettura l’accordo per ospitare insieme a don Alessandro Carmignani i profughi, ribadisce la bontà del suo operato: «Una chiesa aperta a tutti, alle persone ferite, smarrite e emarginate – dice –. Una chiesa inclusiva, dialogante, che sappia vivere e testimoniare concretamente il primato dell’amore sulla rigidità delle dottrine. Una chiesa umile e sinceramente disponibile a camminare con gli uomini e le donne del nostro tempo condividendone gioie e speranze, tristezze e angosce. Una chiesa infine appassionata per la pace e la giustizia, per l’unità del genere umano. Questo è il mio ideale di religione».