Ventidue migranti ospiti alla Collina. Scoppia la protesta dei sindacati del Cfs

Martedì nuovi arrivi di 'richiedenti asilo'. Tra i forestali c’è chi teme malattie

Migranti (Reuters)

Migranti (Reuters)

Pistoia, 13 agosto 2014 - SONO OSPITATI nella frazione di Collina Pistoiese i ventidue migranti di varie nazionalità giunti ieri a Pistoia da Reggio Calabria e assegnati alla nostra prefettura in attuazione del piano straordinario di distribuzione per la gestione degli stranieri che sbarcano sulle coste dell’Italia meridionale. La prima assistenza è stata garantita grazie all’intervento coordinato dalla prefettura che ha visto impegnate le associazioni di volontariato e la questura. I migranti sono ospitati presso la struttura di accoglienza del Consorzio per la cooperazione e la solidarietà (Co&So). Già ieri mattina erano iniziati gli accertamenti sanitari presso le strutture ambulatoriali dell’Asl di Pistoia e le procedure di foto segnalamento da parte della Questura, prima del trasferimento nella struttura sulle colline di Pistoia. A questi cittadini stranieri, in quanto richiedenti protezione e asilo, verrà garantita l’accoglienza in virtù delle convenzioni internazionali siglate dal nostro Paese.

SULLA QUESTIONE dei migranti è intervenuto anche il «Sindacato autonomo Polizia ambientale e forestale». «Un’ordinanza della questura di Pistoia — si legge nel comunicato — ha disposto per agosto e settembre 25 servizi volti a controllare le presenze effettive di cittadini extracomunitari alloggiati presso una struttura di accoglienza nella Provincia di Pistoia. Non sfugge che, in particolare le guerre in corso e, soprattutto, le loro conseguenze creano frequentemente le condizioni per l’emergere di fenomeni epidemici e, in generale, per lo sviluppo delle infezioni. Le condizioni di vita dei profughi sono infatti caratterizzate da sovraffollamento, carenza estrema di strutture igieniche, difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria, contatti stretti fra persone di diversa provenienza geografica. Della scorsa settimana la notizia che 50 poliziotti coinvolti nell’operazione Mare Nostrum sono risultati positivi al test della Tbc, malattia il cui contagio può avvenire per trasmissione da un individuo malato, tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Ovviamente non abbiamo conoscenze medico-scientifiche per valutare l’entità del rischio per un operatore di polizia che viene a contatto con persone provenienti da Paesi nei quali l’incidenza di popolazione colpita da malattie infettive è in aumento, ma siamo convinti che il principio di precauzione sia un diritto del personale e delle proprie famiglie».

IL SINDACATO denuncia anche «l’evidente violazione del decreto legislativo sugli obblighi del datore di lavoro nel quale si prevede che il datore di lavoro e i dirigenti devono nell’affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza, fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, ove presente, prendere le misure appropriate affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone che li espongono a un rischio grave e specifico, richiedere l’osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, nonché delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione. Il sindacato chiede quindi l’immediata cessazione dei turni di servizio in questione precisando che riterrà responsabile il datore di lavoro, per eventuali conseguenze e danni alla salute del personale Cfs e rispettive famiglie causati dal mancato rispetto della legge».