Ricoverati 'coatti' da oltre un anno: soluzione in vista per i due stranieri

Uno abiterà con amici, l'altro 'adottato' da un dirigente della Asl

Ospedale

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Pistoia, 24 maggio 2015 - Come nel film The terminal dove il protagonista, Tom Hanks, è «imprigionato» in aeroporto in attesa di un visto per entrare in America, così all’ospedale San Jacopo di Pistoia e al Pacini di San Marcello due extracomunitari sono ricoverati «coatti» ormai da più di un anno. Attendono infatti da centinaia di giorni, moltiplicati nel tempo, di avere le autorizzazioni necessarie a superare il loro stato di clandestinità e di ottenere un’assistenza sociale che garantirsca loro una vita sufficientemente serena, date le loro condizioni di salute. Nonostante le soluzioni siano oramai all’orizzonte, è davvero emblematico il caso che da più di un anno si sta consumando nel nostro territorio soprattutto se si pensa che a pochi passi dall’ospedale, proprio in questi giorni, è in corso il festival «Dialoghi sull’uomo», il cui tema quest’anno è l’accoglienza, l’ «abitare il mondo», la casa.

Invece queste due persone, un nigeriano e un marocchino, entrambi di mezza età, con problemi gravi di salute, non riescono a uscire dall’ospedale perché non si sa dove metterli. Una volta curati e potenzialmente dimissibili nessuno è in grado di assicurare loro un’assistenza. Il paziente del San Jacopo è solo al mondo, con una patologia cronica e senza permesso di soggiorno, quello di San Marcello nonostante viva a Pistoia da più di 20 anni, ha perso la residenza perché il suo permesso di soggiorno è scaduto durante il ricovero. E, senza una casa in cui dichiarare di vivere, non può rinnovarlo. Da tempo è iniziato un corposo carteggio tra la Asl 3 e gli enti preposti all’accoglienza. Comune, prefettura e Ministero restano in silenzio. La direzione aziendale, per evitare di lasciare i due pazienti in mezzo ad una strada, continua a tenerli in ospedale, ad oltranza. Sono «rinchiusi» da più di 365 giorni in reparto dove mangiano, dormono e seguono le terapie mediche necessarie.

Ricoveri infiniti, che tra l’altro portano con sé alti costi per la collettività e ci si chide se proprio per questo, e solo per questo, a un certo punto è suonata la «sveglia» per le istituzioni per lungo tempo consapevolmente inerti. Conclusione: a occuparsene dovrà essere la Società della salute di Pistoia. Il responsabile, Daniele Mannelli, ha avviato una lunga trafila burocratica che dura da mesi. Sembra (ma il condizionale è d’obbligo) che entro qualche settimana si possa arrivare a una soluzione reale. «Avevamo cercato di percorrere la strada che normalmente si adotta per i profughi – spiega Mannelli – ma nel caso del San Jacopo il paziente non arriva da una zona di guerra mentre quello di San Marcello vive da tantissimi anni qui. Per quest’ultimo comunque siamo riusciti a intercettare una rete di persone che lo conoscono e che si sono mostrati disponibili a ospitarlo in casa propria, requisito essenziale per rinnovare il permesso di soggiorno. Per quanto riguarda invece il paziente nigeriano di Pistoia mi prenderò carico io personalmente di fare domanda per un permesso di soggiorno finalizzato alle cure mediche. Una volta ottenuto potrà avere la residenza e di conseguenza se ne occuperanno i servizi sociali del Comune di Pistoia». Queste due vite finite in un limbo, complici cavilli, regole e incartamenti, mostrano, forse più di tanti «dialoghi», quanto abitare il mondo sia ancora molto difficile.

Michela Monti