Parchi adottati dai vivaisti: "Idea buona ma complicata"

Il dibattito sollevato da Legambiente. Interviene l'ordine degli agronomi e dei dottori forestali di Pistoia / BUFERA DI VENTO: "OGNI AZIENDA VIVAISTICA ADOTTI UN PARCO PUBBLICO"

Francesco Bartolini

Francesco Bartolini

Pistoia, 1 aprile 2015 - Si fa presto a dire: «Ogni azienda vivaistica adottati un parco pubblico». Legambiente lo ha fatto, ma gli esempi esistenti hanno messo in evidenza tutte le difficoltà del caso. Il presidente dell’Ordine degli agronomi e dei dottori forestali di Pistoia, Francesco Bartolini cita per esempio i piani di miglioramento agricolo. Il Comune ha previsto che ogni impresa che decida di adottare alcune misure «impattanti» all’interno del perimetro aziendale, «compensi» prendendo in gestione un’area verde della città. Come scrisse anche il nostro giornale, il primo esempio finì con la rinuncia dell’azienda, chiamata a prendersi in carico una superficie troppo estesa rispetto alle proprie possibilità. «A volte – nota ancora Bartolini – non è nemmeno facile identificare le aree a verde. Inoltre, per le imprese non è prevista nemmeno la possibilità di fare pubblicità».

E’ consentito soltanto in alcuni casi, come per esempio le rotatorie lungo le strade. Ce ne sono tante che portano l’insegna di altrettanti vivaisti della città, ma la possibilità di ricorrere alla pubblicità è ben più difficile in alri casi. Aree a verde gestite dai vivaisti sono ancora scarse. Eppure si parla della «città del verde». Tornando sul tema dei gravissimi danni provocati dalla bufera di vento del 5 marzo, Legambiente ha presentato la sua proposta «confidando che, tra le tante aziende presenti sul territorio non manchi chi si faccia avanti con entusiasmo e convinzione» per prendersi in carico un parco o un giardino pubblico. Un modo per incrementare il verde e mettere da parte l’idea, che si è andata diffondendo dopo la tempesta di vento di un mese fa, che gli alberi rappresentino un problema.

«Sarebbe allora ipotizzabile – continua il presidente provinciale dell’Ordine degli agronomi – pensare piuttosto a richieste volontarie di adozione da parte dei vivaisti. Da parte pubblica ci dovrebbe però essere la disponibilità ad accogliere le proposte». Entrambe le possibilità sono tutto tranne che scontate. «In questo caso, si dovrebbero affrontare questioni come quello della responsabilità legali della gestione o, per esempio, delle potature: anche per questo sarebbe importante un Regolamento del verde», conclude Bartolini.