Maltinti: "Non capisco le polemiche sul palazzetto"

Parla il presidente biancorosso

Maltinti

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Pistoia, 18 marzo 2016 - Occorre riavvolgere il nastro per far capire come stanno le cose e il motivo del contendere. Il consiglio comunale ha approvato a larghissima maggioranza la mozione presentata da Pistoia Spirito Libero riguardante i lavori di rifacimento del tetto del PalaCarrara. Sono stai 20 voti a favore, 3 astenuti (Gruppo Misto e Movimento 5 Stelle), ma nonostante tutto le polemiche non sono mancate. Il Comune, proprietario del palazzetto, ha già dato mandato al Pistoia Basket di trovare una ditta che durante l’estate possa eseguire i lavori. La spesa complessiva per l’intervento è di circa 400.000 euro e prevede anche la completa sostituzione dell’impianto di illuminazione con l’installazioni di riflettori a led già presenti che porteranno ad un deciso risparmio energetico.

Al presidente biancorosso, Roberto Maltinti, le polemiche sollevate non sono piaciute molto e ha deciso di rispondere con un comunicato stampa. «In riferimento all’annosa questione del rifacimento del tetto del palasport – scrive Roberto Maltinti – all’indomani delle polemiche sorte in consiglio comunale nei giorni scorsi, e di conseguenza proseguite sugli organi di stampa, come presidente del Pistoia Basket 2000 ritengo di dover precisare alcuni aspetti della questione. Recentemente abbiamo stipulato con il Comune di Pistoia un accordo di convenzione per un anno (rinnovabile per altri due) per la gestione del palasport, struttura che è, e rimane, di proprietà dell’ente. In quanto gestori dell’impianto l’amministrazione comunale ci ha dato mandato di richiedere un preventivo per i lavori di rifacimento del tetto per poterlo approvare e procedere entro l’estate a un intervento ormai non più procrastinabile.

Non nego che da pistoiese avrei voluto che in consiglio comunale non venisse sollevata una polemica dai tratti vagamente demagogici, riguardante un ambito, quello dello sport, che in nome della collettività dovrebbe essere estraneo ai meri calcoli di convenienza politica. Ne prendo atto, ma desidero rispondere a chi ha sollevato la questione della proprietà da parte delle società sportive dei palasport, come avviene negli Stati Uniti. I bilanci di una società dell’NBA non sono minimamente paragonabili a quelli di nessuna società di serie A italiana. Nel nostro paese non vi è alcun club nel panorama del basket professionistico proprietario del proprio impianto di gioco. Ritengo per questo fuorviante, oltre che completamente errato, cercare di paragonare due sistemi sportivi totalmente differenti come quelli italiano e statunitense. Esulando dal piano sportivo è mia convinzione che questa società, accollandosi la gestione del palasport, abbia alleggerito il bilancio dell’ente comunale, ma è innegabile che per le attuali possibilità economiche del Pistoia Basket la spesa del rifacimento del tetto, opera di manutenzione straordinaria e che non compete al gestore dell’impianto, sia insostenibile.

Mi auguro che quanto affermato dal consigliere Bartolomei circa la possibilità che fra due anni questa società abbia cessato la propria attività non sia un auspicio, ma in ogni caso credo che chi si occupa di cosa pubblica dovrebbe avere una visione strategica ad ampio raggio che non fosse frutto di un interesse contingente e magari egoistico. L’ipotesi che fra due anni una società sportiva possa “non esistere più” è una ragione sufficiente per lasciare che un’opera pubblica finisca irrimediabilmente in malora? Mi chiedo, senza vena polemica a chi gioverebbe la mancata manutenzione di una struttura sportiva come il palasport anche nella sciagurata ipotesi che un domani il Pistoia Basket sia costretto a cessare la propria attività?

Ognuno di noi sa che il proprio futuro è un’incognita, ma nessuno di noi pensa che questa sia una buona ragione per starsene con le mani in mano, aspettando il momento, quello sì certo per chiunque, di una più o meno prossima fine. La politica, quella con la «P» maiuscola, dovrebbe sempre aver presente che oltre gli egoismi del presente c’è altro. Ci sono i nostri giovani, le nuove generazioni: tutto sta a decidere cosa vogliamo lasciar loro in eredità. Indipendentemente da come si chiamerà la società sportiva che fra due anni avrà in gestione il palasport. Indipendentemente dal tipo di campionato a cui parteciperà».