La morte di Gelli. Documenti, foto e lettere personali: la 'memoria' del Gran Maestro P2

Studiosi e curiosi all’Archivio di Stato: "Anche lui è tornato spesso"

Un contenitore di appunti in legno

Un contenitore di appunti in legno

Pistoia, 17 dicembre 2015 - L’ULTIMA donazione, ancora adagiata su un piccolo tavolo, è un grosso contenitore «di appunti giornalieri» decorato in legno, su cui compaiono nome e immagine a mezzobusto del proprietario: Licio Gelli. «L’ultima volta sarà venuto qui un paio di anni fa, poco prima di Natale. Era proprio seduto su questa sedia», indica Cristina Gavazzi, responsabile dei servizi didattica e comunicazione dell’Archivio di Stato di Pistoia. La donazione del «Venerabile» alla sua città d’origine arrivò inaspettata fra il 2005 e il 2006. Il patrimonio fu incorporato nelle stanze di piazzetta Delle scuole normali dopo settimane di polemiche furibonde contro l’ex Gran Maestro della P2, che il giorno dell’inaugurazione si presentò in città, incurante della manifestazioni contrarie ad accettare la scomoda eredità. La prima gestione dell’archvio venne affidata a Linda Giuva, moglie di Massimo D’Alema, e fino a pochi anni fa lo stesso Gelli ha continuato, in silenzio, a inviare nuovi documenti e oggetti.

«E’ venuto tante volte qui. Preciso, gentile. Sempre accompagnato da una segretaria», spiega Gavazzi.

UN PAIO di teche contengono grembiuli, cappucci neri, guanti bianchi, cazzuole, compassi, medaglie di logge massoniche di mezzo mondo. Spille della Repubblica sociale, quintali di documenti, lettere, simboli esoterici e ritagli di giornali. Il titolo di commendatore firmato dal presidente Saragat nel 1966 e revocato nel 2013 da Napolitano. L’archivio Gelli occupa oggi due sale e dalla sua inaugurazione è stato visitato da una decina di persone ogni anno. Sono passati storici, scrittori, giornalisti anche stranieri, oltre a qualche immancabile curioso. «Studenti al momento no – spiega ancora Gavazzi –. Soltanto uno ci aveva contattato, ma non è mai venuto». Sulle pareti sono affissi un quadro che ritrae un giovane Gelli in uniforme fascista e un altro, meno serio, dove il protagonista sorridente è vestito da cardinale. Poco più in là ci sono gli attestati di partecipazione alla guerra di Spagna nella fila franchiste e ad aventi del Partito repubblicano degli Stati Uniti.

E un attestato della Permaflex, l’azienda per la quale Gelli ha lavorato prima della scalata in massoneria, per l’inaugurazione dello stabilimento di Frosinone. Le foto dei fascicoli consultabili sono scatti degli anni della latitanza in Francia dopo lo scoppio dello scandalo P2, o pose insieme ai familiari.

LA STANZA più vicina all’ingresso, accanto alla targa «Archivio e collezione targa Licio Gelli» contiene circa trecento libri. Volumi sulla massoneria, sulla storia del novecento dalle firme più disparate: da Giorgio Galli a Indro Montanelli, a Giano Accame a Paul Marcinkus a Peter Gomez, il vignettista Giorgio Forattini. Compare anche qualche opera di narrativa anche se la maggior parte della biblioteca è composta da raccolte di poesia. Gelli si diceva appassionato di versi, e coppe e targhe raccolte in decine di concorsi sono state donate all’Archivio di Stato di Pistoia. La stanza più interna custodisce invece documenti e scritti di ogni sorta. Alcuni sono stati acquistati da Gelli, appassionato di storia, altri sono il frutto della penna sua o di conoscenti. E’ qui che si trovano anche le segnalazioni di professori universitari al comitato Nobel, per l’assegnazione a Gelli del premio per la Letteratura.

s.t