L’uomo che guardava le stelle: Niccolò, mentre brillante da Agliana ad Arcetri passando per gli Usa

Dopo gli Usa e la Svezia Bucciantini, 38 anni, è tornato in Italia

Niccolò Bucciantini

Niccolò Bucciantini

Pistoia, 21 luglio 2014 - «NON MI SONO mai sentito un cervello in fuga». Parola di Niccolò Bucciantini, astrofisico, 38 anni, aglianese trasferito a San Casciano Val di Pesa, ricercatore permanente all’osservatorio fiorentino di Arcetri dopo avere svolto progetti di ricerca negli Usa e in Svezia e tenuto conferenze in tutto il mondo. A 23 anni laurea in fisica (110/110 e lode) all’università di Firenze (corso di astrofisica), poi il dottorato all’osservatorio di Arcetri, tre anni, di cui uno in North Carolina. «Dopo — racconta Bucciantini — ho trascorso cinque anni a Berkeley, all’Università della California. Presentai un progetto alla Nasa sui lampi gamma, le esplosioni più violente dell’universo, con un modello di sviluppo di queste esplosioni di stelle. Su 30 progetti ne scelsero 8, tra i quali il mio, così ottenni una borsa di studio di tre anni per giovani ricercatori che mi ha permesso anche di tenere conferenze in vari congressi internazionali, dall’Egitto alla Cina all’Australia. Mi sono sentito onorato e gratificato. L’esperienza all’estero è fondamentale ma la considero un percorso normale. Fino dall’università sapevo che un posto da astrofisico non si trova sotto casa, ma sono andato all’estero perché sono molto curioso».

COSA LA INCURIOSISCE? «I piccoli dettagli del quotidiano — risponde Bucciantini —, i comportamenti delle persone, osservare le abitazioni, l’abbigliamento. Un’esperienza all’estero è importante per l’apprendimento linguistico e per la comprensione dei meccanismi della mia materia applicati in altri Paesi ed è utile sul piano personale, per mettersi in gioco ed imparare a cavarsela anche in ambiente non protetto. Ho comunque avuto il pieno appoggio dei miei genitori che sono stati molto partecipi nelle mie scelte. Potevo restare in Italia ma con assegni di ricerca, che non consentono l’autonomia né la crescita professionale». Dalla California alla Svezia, in un istituto internazionale, per fare ricerche sui campi magnetici. «Rimasi due anni — racconta —, poi ho vinto il concorso ad Arcetri per ricercatore con posto fisso. Nostalgia dell’Italia? No. Ho un pezzo di cuore in Italia e in tutti i Paesi dove sono stato. La curiosità mi ha sempre aiutato a superare la nostalgia».

Ad Arcetri il giovane astrofisico lavora ad un nuovo progetto con base europea. «HO VINTO una borsa di studio per quattro anni, su sei borse di astrofisica in tutta l’Europa — riferisce —. Sono sempre stato interessato alla morte delle stelle. Ho fatto la tesi di laurea sulla Nebulosa del Granchio, ciò che resta di una stella morta mille anni fa. Il progetto attuale è sulle stelle di neutroni, o pulsar, con ricerche su ciò che resta della morte di una stella. Mi occupo della parte teorica ed ho collaboratori in tutto il mondo che fanno osservazioni per verificare la corrispondenza». Il suo consiglio ai giovani? «Laurearsi presto e bene. Comunque laurearsi prima possibile. Rinviare la laurea di qualche anno per ottenere il massimo punteggio può far perdere delle occasioni di inserimento nel lavoro».