Ritratto dell'avvocato di oggi. Il presidente della camera penale Andrea Niccolai: "Noi, come ostacoli di un processo tradito"

Gli impegni e i propositi per il futuro di Lucia Agati

Andrea Niccolai

Andrea Niccolai

Pistoia, 3 ottobre 2015 -  «La costituzione dimenticata. Il processo tradito», più che il titolo del congresso dell’Unione delle Camere penali italiane che si è svolto a Cagliari nei giorni scorsi, un grido di dolore da parte degli avvocati. E a Cagliari ha portato il suo contributo la delegazione pistoiese, con il presidente della Camera Penale di Pistoia, l’avvocato Andrea Niccolai che traccia il dolente ritratto della figura dell’avvocato oggi, considerato quasi un ostacolo al corso della giustizia. «Abbiamo molto discusso sullo stato dell’arte del processo penale oggi – commenta per noi il presidente –, sulla forte compromissione del diritto di difesa e delle garanzie costituzionali correlate alla presunzione di non colpevolezza che ci allontana sempre di più dal giusto processo, disegnato dai principi della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo. Quali sono i mali più gravi?

«La mancanza di terzietà del giudice in un sistema dove la contiguità tra magistratura inquirente e giudicante è sempre più evidente. Il ruolo ormai residuale riservato al difensore, molto spesso considerato un ostacolo al corso della giustizia. La perdita progressiva di oralità del processo sempre più luogo di raccolta delle prove preconfezionate nelle indagini preliminari, dove il potere del pm è assoluto e le capacità di intervento del difensore minime. Quali sono i rapporti tra avvocatura e magistratura oggi? Volendo dare una valutazione generale e ovviamente escludendo illustri e illuminate eccezioni, sempre più minoritaria è la magistratura aperta ai valori del contraddittorio (una migliore forma di conoscenza della verità), della parità delle parti e della necessaria terzietà del giudice e quindi della necessità della separazione delle carriere. Per lo più la magistratura, e sorprendentemente proprio quella cresciuta dopo l’approvazione del nuovo Codice di procedura nel 1988, mostra diffidenza e indifferenza per i valori del processo accusatorio. A Pistoia la situazione non è diversa, anche se le piccole dimensioni smussano contrasti e conflitti. Quali i rimedi? Occorre un cambio di mentalità che richiederà anni, forse decenni. Passa attraverso il rilancio della separazione delle carriere. L’Unione proporrà un referendum. Passa attraverso una lotta quotidiana nelle aule di giustizia per l’affermazione dei principi di legalità, per la tutela dei diritti costituzionali a garanzia del diritto di difesa. Passa attraverso un’azione culturale forte diretta ai nostri giovani perché crescano educati ai principi del garantismo e non a quelli del giustizialismo “forcaiolo”. Quali sono gli impegni della Camera Penale Pistoiese? Cercheremo di portare nelle scuole la cultura del rispetto dei principi costituzionali sul diritto di difesa. Cercheremo di contribuire alla formazione dell’avvocatura. Cercheremo di segnalare e contrastare con le nostre modeste forze ogni violazione dei principi che siamo chiamati a difendere. Dobbiamo far capire ai magistrati, alla gente comune, alla società tutta che gli avvocati penalisti non sono i difensori del reato, ma i difensori degli imputati».

lucia agati