La morte di Alessio Bianchi: il padre racconta chi era suo figlio

Il giovane vittima di un incidente mortale a Pontelungo lunedì pomeriggio durante la potatura di alcuni alberi / MUORE SUL COLPO GIOVANE OPERAIO / FOTO

LA SUA MOTO Angiolino Bianchi (Foto Quartieri)  mostra la moto del figlio, acquistata, usata, da poco. Accanto Alessio Bianchi

LA SUA MOTO Angiolino Bianchi (Foto Quartieri) mostra la moto del figlio, acquistata, usata, da poco. Accanto Alessio Bianchi

Pistoia, 14 novembre 2014 - ALESSIO Bianchi ha perso la vita nel tardo pomeriggio di lunedì, in un giardino di via Nazario Sauro, a Pontelungo dove la ditta specializzata per cui lavorava da circa sette mesi la C.a.g.i., stava eseguendo un lavoro di abbattimento di un pino. Due colleghi erano a circa quindici metri di altezza, assicurati al cestello e, dopo la sfrondatura, tagliavano i pezzi più grossi dei rami. Per cause e modalità che saranno accertate dall’indagine che la Procura ha subito aperto, uno di questi ciocchi è piombato addosso al giovane, colpendolo alla testa, senza lasciargli scampo e nonostante che indossasse il casco di protezione. Alessio a 40 anni aveva aveva completamente rovesciato la sua esistenza lavorativa e dopo tanti anni trascorsi ai telai, in una filatura di Montale, si era ritrovato a tagliare alberi, a fare il potatore. E gli piaceva anche di più, perchè poteva stare all’aria aperta. Ce lo racconta, questo, il suo babbo, Angiolino, davanti alla casa di famiglia, a Saturnana, a due passi dal piccolo e antico borgo, sull’alta valle dell’Ombrone, tra le nebbie che sono calate all’improvviso, dopo la pioggia, e offuscano la verde bellezza di quelle colline, dove Alessio e i suoi, sono nati e vivono.

«Che si deve dire...lui non c’è più...». Angiolino è un uomo gentile anche nel concedere qualcosa di sè e della sua famiglia quando è ormai definitivamente chiaro che la serenità è svanita per tutti, per sempre: «Un fulmine a ciel sereno, ecco, questa è la definizione giusta».

«Alessio – ci ha spiegato il suo babbo – lavorava in quella ditta da aprile. Prima di quell’epoca era in cassa integrazione, come tanti, dopo aver lavorato ai telai, a Montale. Trovò questo lavoro e non finì nemmeno di usufruire dei benefici. Gli piaceva di più che stare nello stanzone della filatura. Ci si trovava bene, anche se era dura, e lo diceva. Andava via la mattina alle sei e mezzo e tornava alle sette e mezzo di sera e anche oltre».

Alessio abitava a poche decine di metri dalla casa dei suoi genitori, Angiolino e Gabriella e accanto al fratello, Leonardo, che lavora a Pistoia come assicuratore. Una famiglia unita.

«C’era un progetto, proprio in questi giorni, di scambiare la nostra casa con il piccolo quartiere dove viveva con la sua compagna, Federica, si sarebbero spostati qui, in questa casa più grande, ma non abbiamo fatto in tempo».

Alessio amava la sua vallata, ed era un appassionato di moto, si era comprato da poco una Suzuky usata. Angiolino alza il telo che la copre, una moto tenuta con ogni cura. Poi non c’è più niente da dire.