Pistoia, 17 settembre 2013 -  «Siamo costretti a rivolgerci alla stampa per informare l’opinione pubblica di Olanda e Belgio di quanto costa ai contribuenti il comportamento delle loro ferrovie sulla vicenda Fyra. I nostri treni ci sono, sono stati adeguati a tutte le richieste arrivate negli ultimi mesi, e sono adatti all’uso da ogni punto di vista. Altre soluzioni verrebbero a costare molto di più». L’ultima carta di AnsaldoBreda per recuperare la commessa da circa 320 milioni di euro per i treni veloci, e per salvare la faccia a livello internazionale, passa per il pressing sui passeggeri insoddisfatti.

 


In una sala convegni colma di cronisti arrivati nello stabilimento pistoiese da mezza Europa, l’ad Maurizio Manfellotto rifiuta categorico di rispondere a domande sugli aspetti legali e politici e si limita ad approfondire ancora, dopo quanto detto a giugno a Napoli, questioni tecniche sull’origine dei guasti che si verificarono a metà gennaio, provocando la rescissione del contratto da parte dei due clienti.
Da una parte il manager va giù duro, parlando di «sopruso» ai danni della sua azienda e di «comportamenti ingannevoli» delle ferrovie di Olanda e Belgio e sventola rapporti tecnici di società indipendenti che certificano l’efficacia degli interventi di AnsaldoBreda per la riparazione dei treni guasti, provocati dalla presenza massiccia di neve sui binari, appunto nel gennaio scorso. Dall’altra, tende la mano per ricomporre in extremis la rottura.

 

«Continuiamo a lavorare sui tre veicoli ancora da consegnare come se nulla fosse avvenuto, perché auspichiamo un cambio di orientamento — rimarca, rispondendo a una domanda —. Tutte le modifiche tecniche richieste sono state fatte. E d’altra parte, per i nostri clienti soluzioni alternative sarebbero più costose e i tempi di sostituzione dei mezzi lunghi con danni agli utenti e ai contribuenti dei due Paesi».

 


Sembra emergere la strategia di AnsaldoBreda nella questione che ha mobilitato anche il Governo italiano in un inutile tentativo di soluzione. L’annunciata causa per danni materiali e di immagine annunciata tre mesi fa — pare di capire dalle risposte di Manfellotto — non è ancora scattata. Prima di rompere una volta per tutte, l’azienda del gruppo Finmeccanica va in pressing sui clienti tramite opinione pubblica, a pochi giorni dalle due udienze dei Tribunali di Utrecht e Arnhem, chiamate a decidere sugli appelli presentati da AnsaldoBreda sulla consegna del rapporto tecnico stilato dalla società indipendente Mott Mac Donald che i clienti non vogliono far visionare, e sulla richiesta di una nuova perizia da parte di una società esterna.

 

Oggi la tratta Amsterdam-Bruxelles, servita con treni italiani per pochi mesi fino gennaio 2013, è coperta da mezzi veloci Thalys, società belga-francese-tedesca che si serve del produttore Alstom, e con altri collegamenti intercity piuttosto lenti. I passeggeri del Benelux però non sembrano apprezzare, anche per l’aumento dei costi dei biglietti e Manfellotto, cerca di far leva sul loro malumore. In gioco c’è il futuro di AnsaldoBreda e dei suoi 2mila e 500 dipendenti sparsi fra gli stabilimenti di Pistoia, Napoli, Reggio Calabria e Palermo.