Pistoia, 28 gennaio 2013 - Kme ha ribadito ai sindacati l'intenzione di provvedere a 275 esuberi sui 1.364 dipendenti di Kme in Italia, di chiudere l'officina Lime di Campotizzoro (Pt), di spegnere uno dei sei forni fusori esistenti, quello a Fornaci di Barga (Lu) e il drastico ridimensionamento di Serravalle Scrivia (Al). Azioni già indicate nel piano industriale illustrato nelle settimane scorse che secondo l'azienda ''sono imprescindibili per il rilancio delle attività di Kme in Italia''.

La situazione delle attività italiane dell'azienda specializzata in rame, secondo quanto spiegato, dal 2007 ad oggi vede perdite per oltre 130 milioni di euro e un calo di fatturato del 35%. Nello stesso periodo la capogruppo industriale in Italia ha sostenuto investimenti per 90 mln e aumenti di capitale per oltre 190 mln.

L'azienda si è quindi appellata ''al senso di responsabilità dei sindacati per gestire insieme questa fase cruciale'' cercando soluzioni come la Cig a zero ore ''che consentano di ridurre al massimo le conseguenze sociali, e nel contempo di sfruttare al massimo le sinergie di gruppo e di riportare alla competitività le attività italiane''.

All'incontro i sindacati hanno subito risposto indicendo sedici ore di sciopero. L'iniziativa è unitaria e si oppone ai 275 esuberi annunciati, alla chiusura dell'officina Lime di Campotizzoro e alla fermata di un forno fusorio.

La Fiom-Cgil ha dichiarato in una nota: ''Consideriamo questo un atto grave che configura il non rispetto dell'accordo firmato in data 28 giugno 2012 dove, in cambio di un aumento della produttività tramite la saturazione degli impianti, c'era l'impegno dell'azienda a non chiudere nessun sito produttivo e a rispettarne le vocazioni produttive. La conferma dei licenziamenti e delle chiusure degli impianti sopra richiamati smentiscono clamorosamente l'accordo e minano la credibilità dell'azienda''.

Inoltre la Fiom si chiede: quale fiducia ''verso un'azienda, e diremmo un azionista, che non mantiene i patti sottoscritti?''.