"Ho raccontato la storia di Ibrahim, il ragazzo fuggito dalla guerra"

Margherita Nesti, 17 anni di San Marcello, vince la sfida dei 'Dialoghi' / LEGGI IL LAVORO DI MARGHERITA

Margherita insieme ad Ibrahim

Margherita insieme ad Ibrahim

Pistoia, 25 maggio 2015 - Margherita ha conosciuto Ibrahim poche settimane fa. Margherita Nesti ha 17 anni e vive a San Marcello Pistoiese. Ibrahim viene dalla Costa D’Avorio e ha 19 anni, oggi vive a Le Piastre, insieme agli altri profughi, di cui si occupa la cooperativa Co&so. All’inizio di maggio Ibrahim è stato ospite della scuola di San Marcello, dove Margherita frequenta il liceo scientifico. Così Margherita ha conosciuto la storia di Ibrahim, una storia complicata, fatta di guerra, di separazioni, di viaggi tra mille difficoltà. E’ nato così il testo che ha permesso a Margherita di vincere il concorso rivolto agli studenti delle scuole superiori, dal titolo «La sfida dell’accoglienza», e organizzato nell’ambito del festival «Dialoghi sull’Uomo», che quest’anno ha trattato il tema della casa e dell’abitare. Sabato pomeriggio, nella piazza del Duomo affollata dal pubblico della rassegna, Margherita è stata premiata. Con lei, sul palco, c’era anche Ibrahim.

Margherita, come è nata questa esperienza del concorso? «Io amo molto l’antropologia, vorrei studiare questa materia all’università e vorrei viaggiare, per conoscere le culture degli altri Paesi. Questa è la prima edizione del festival che seguo, ma mi sono davvero appassionata al tema».

Come hai conosciuto Ibrahim? «L’ho conosciuto a scuola, durante un incontro e poi ho conosciuto anche una delle volontarie che si occupano dei profughi accolti a Le Piastre».

Il tuo racconto è una cronaca della tua storia privata, di quella di Ibrahim e della sua famiglia e di quella dei vostri due Paesi, fatta per flash, dal 2010 ad oggi. «Sì, ho pensato che per raccontare la storia di una persona, bisogna conoscere il contesto, le condizioni di vita. Così sono arrivata alla conclusione, che solo riconoscendo le differenze, non solo quelle del colore della pelle, ma le diverse esperienze vissute, si possono comprendere e accogliere gli altri».

La comunità in cui vivi, secondo te, è vittima di pregiudizi nei confronti degli stranieri? «La cosa sorprendente è che i primi ad avere pregiudizi sono i giovani. Forse perché non temono di dire cosa realmente pensano. Ci sono ancora molte riserve nei confronti degli immigrati, ma credo sia dovuto a una scarsa conoscenza delle reali condizioni di vita dei Paesi dai quali queste persone provengono. A parte questo, so che in montagna si sono creati dei rapporti affettivi solidi intorno a questi ragazzi, anche grazie ai volontari».

Come spenderai il buono di libri che hai vinto? «Io ho la fortuna di avere tantissimi libri in casa. Per questo ho deciso di donare il buono ai volontari delle Piastre. I ragazzi stranieri devono imparare la lingua italiana e serviranno libri su cui esercitarsi».

Martina Vacca