Dehors, tra dieci giorni piazza pulita: «Smontano» i locali non in regola

Sono arrivate le prime lettere del Comune. I titolari: «Ci fanno morire»

La trattoria

La trattoria

Pistoia, 5 febbraio 2016 - CONTO ALLA ROVESCIA per decine di tavolini e ombrelloni in centro storico. In questi giorni sono arrivati alla quasi totalità dei locali del comparto Sala, le famose lettere di risposta del Comune sui dehors dove o vengono definitivamente revocate le concessioni per le sedute esterne o, al contrario, si rettifica quanto deciso dalla Conferenza dei servizi. Diverse, secondo indiscrezioni, le risposte negative degli uffici alle contro deduzioni presentate dagli esercenti, quelli che hanno scatenato una battaglia per gli inaspettati divieti. Questo significa che entro dieci giorni, pena la sanzione e il sequestro degli arredi, chi non ha la concessione dovrà fare «piazza pulita».

Piazza della Sala potrebbe ritrovarsi svuotata di quella movida che l’ha resa famosa fuori dai confini provinciali. Intanto c’è chi già ha fatto la sua parte. E’ il caso della trattoria Lo Storno in via del Lastrone. Appena ricevuta la risposta negativa del Comune, i titolari hanno deciso di togliere subito ombrelloni, sedie e tavolini.

«Rispetto le regole – dice Matteo Ferri – e a vedere in giro sono l’unico a farlo per ora. La mia soluzione è quella di presentare una nuova domanda. Ho già dato incarico al geometra sperando che questa storia non sia solo una perdita di tempo». Dalla Confcommercio fanno sapere che a breve sarà organizzata una nuova riunione per capire come muoversi in base alle lettere arrivate. «Per ora chi ha i tavolini è legittimato a tenerli anche nel caso di risposta negativa – spiega Marco Leporatti –. Ci sono dieci giorni di tempo per adeguarsi. C’è poi la strada della domanda ex novo che se percorsa consente di mantenere i dehors in attesa delle ulteriori decisioni».

Continua a non essere escluso il ricorso al tribunale amministrativo regionale. Come annunciato qualche settimana fa, secondo molti gestori, il regolamento comunale è stato interpretato dagli uffici in maniera differente rispetto agli anni passati. «Quello che è stato creato in centro – avevano spiegato i titolari dei locali colpiti dal divieto – non può morire per un regolamento».