Luca Bracali firma la copertina dell'ultimo album di Guccini

Pistoia, 28 novembre 2012 - Si sono conosciuti casualmente in un ristorante di Pavana, mentre pranzavano con le rispettive famiglie, e subito è nata una collaborazione tra Francesco Guccini e il fotografo pistoiese d’avventura Luca Bracali. Il cantautore parlava con la moglie Raffaella delle difficoltà di trovare la foto giusta per la copertina del suo ultimo album "L’ultima Thule" uscito ieri in tutta Italia. Bracali ha orecchiato la conversazione, ha aperto il suo computer-archivio ed ha sfogliato migliaia di foto di suoi viaggi nel mondo dei ghiacci ad un sorpreso Guccini.

Ad un tratto è apparsa la foto di un veliero in viaggio nei mari più freddi del Nord e ripreso da Bracali mentre era a bordo del rompighiaccio Magdalen Fiorden, nella costa ovest delle Isole Svalbarg, quasi all’80 ̊ parallelo. «Questa è l’immagine giusta», ha esclamato Guccini e così è stato.

«Non avrei mai pensato — ha raccontato Bracali in partenza ieri ancora per l’Artico a “caccia” di aurore boreali — di firmare la copertina di un disco. Tra me e Guccini è subito iniziato un feeling, che permette di congiungere l’arte della musica e della fotografia». “L’ultima Thule”, il nuovo disco di Francesco Guccini, è composto da otto brani inediti firmati dallo stesso Guccini e dai suoi collaboratori. Si tratta di un viaggio introspettivo attraverso la riscoperta dei luoghi di infanzia, lunghe notti piene di riflessioni, considerazioni intimiste sulla fine dell’esistenza, con un occhio sempre attento alla storia italiana e alla satira sociale.

Il disco, venticinquesimo album del cantautore di Pavana, esce a otto anni di distanza da “Ritratti”. Il titolo è ispirato a Pitea, il grande viaggiatore che per primo ha descritto il sole di mezzanotte, l’aurora polare e i ghiacci polari. Probabilmente fu anche il primo uomo del Mediterraneo a esplorare le isole britanniche, raggiungendo la leggendaria Thule. «Forse — confessa Guccini — questo è il mio ultimo disco. Vanno tutti in pensione, volete che non ci vada anch’io che ho 72 anni?».

Mauro Lubrani