Pistoia, 23 aprile 2014 - Si terrà da venerdì 23 a domenica 25 maggio Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli, dopo il successo ottenuto nella scorsa edizione, con oltre 15.000 presenze (www.dialoghisulluomo.it). In programma tre giornate con
22 appuntamenti nel centro storico di Pistoia: incontri, dialoghi, letture, spettacoli e proiezioni proposti con un linguaggio accessibile a tutti e rivolti a un pubblico interessato all’approfondimento culturale e alla ricerca di nuovi strumenti e stimoli per comprendere la realtà di oggi.

 

La quinta edizione dei Dialoghi è dedicata al tema “Condividere il mondo. Per un’ecologia dei beni
comuni”,
argomento di grande interesse antropologico e di fortissima attualità in un momento in cui la crisi economica e di valori impone a tutti un ripensamento del nostro vivere in comune.

 

L’edizione 2014 si apre con la  lezione inaugurale del giurista Stefano Rodotà, “Beni comuni: la  ragionevole follia”, che affronta il tema di come si sia progressivamente diffusa la consapevolezza della necessità di andare oltre lo schema della proprietà privata o pubblica, creando condizioni nuove perché  le persone possano avere accesso a determinati beni, ovvero quelli indispensabili per rendere concreti i loro diritti. Viene così definito un nuovo rapporto tra mondo delle persone e mondo dei beni.

 

Il saggista e drammaturgo Luca Scarlini propone “Padrone di sé: storie di donne che hanno condiviso  vite e pensieri”, il racconto di cinque donne italiane che hanno sperimentato modi di vivere innovativi in cui la condivisione è il segreto: Guglielma e Maifreda nella Milano del 1200; la filantropa Alessandrina Ravizza; la riformatrice dell’istruzione Maria Montessori; la partigiana Teresa Noce, madre della costituzione italiana, e la scrittrice Brunella Gasperini. Si scopre così come il pensiero femminile, in un  mondo dominato dal pensiero maschile, abbia sempre attuato meccanismi di condivisione. Lo storico Alessandro Barbero, in “Una storia di condivisione: Federico II”, tratteggia una vicenda storica lontana, ma anche attualissima: quella  dell’imperatore Federico II, che si prodigò nella Sicilia nel XIII secolo per la condivisione in un mondo in cui l’odio tra cristiani e arabi era fortissimo, emanando leggi contro la discriminazione religiosa e culturale.

 

Il neuroscienziato ed etologo Enrico Alleva analizza “La competizione e la cooperazione nel regno animale” e le strategie utilizzate per l’adattamento biologico e per la sopravvivenza individuale fin dalle prime forme di vita: gli insetti, gli uccelli, i pesci, sino alle scimmie (primati non umani) cosa possono insegnarci su condivisione e convivenza?

 

Nell’incontro “La condivisione non è un dono!” gli antropologi Adriano Favole e Matteo Aria riflettono sulla condivisione come nuova categoria antropologica, una terza via rispetto al dualismo-dono e mercato. Pratica nascosta e poco analizzata negli studi antropologici, la condivisione appare tuttavia costitutiva dell’umanità e di tanti aspetti della contemporaneità. “Fare” insieme, “consumare” insieme, contrapporsi alle visioni incentrate sull’individualismo possessivo, sulla competizione e sul conflitto sono le caratteristiche principali del condividere. Con quale diritto l’uomo abita la terra e sfrutta i suoi doni in maniera esclusiva, come popolo, impresa industriale o individuo? L’essere stati più favoriti dal caso , a seconda della zona del Pianeta che si abita, autorizza la disponibilità totale delle risorse? Oppure, tolto il frutto del proprio lavoro, tutto il resto costituisce una forma di appropriazione indebita e andrebbe ridistribuita?

 

Il filosofo Remo Bodei dà risposte a questi interrogativi nell’appuntamento “Un mondo condiviso, un’utopia?”. Dopo cinque secoli in cui il paesaggio italiano è stato descritto come risultato di una virtuosa “addomesticazione” della natura, si è passati ad approcci scientifici e apolitiche pubbliche che cercano di riportare il paesaggio ad una originaria naturalità. Quale indirizzo è il più giusto per il paesaggio italiano, bene comune per cui siamo conosciuti in tutto il mondo? Ne discute Mauro Agnoletti, uno dei massimi esperti di paesaggio in Europa, in “Cultura, ambiente, globalizzazione: il caso del paesaggio italiano”.

 

L’antropologo Marco Aime nell’incontro “Troppa condivisione in famiglia non aiuta a crescere” legge in modo nuovo il rapporto tra genitori e figli: si assiste a una sempre maggiore condivisione, complicità e somiglianza tra le generazioni. Si condivide di più, ma con quali conseguenze? Il rischio è una sempre minore indipendenza dei giovani, venendo meno i riti di passaggio, momenti fondamentali di tutte le società: tutto è condiviso e tutti sono eternamente giovani.

 

Il giurista Ugo Mattei pone una domanda fondamentale: “Quale diritto per la condivisione dei beni comuni?”. La sua conclusione è che i beni comuni non sono una merce declinabile in chiave di avere, ma una pratica politica e specialmente culturale che permette di creare un orizzonte dell'esistere insieme. Quali sono le forze che tengono insieme una società? Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky parla de “La cultura come terzo pilastro della vita sociale”. Delle tre forze coesive di una società - l’economia, la politica e la cultura - quest’ultima rappresenta infatti l’elemento senza il quale la vita degli individui scadrebbe in un economicismo egoistico e sopraffattore, oppure nella soggezione alla forza bruta del potere politico. Anche se fosse possibile colonizzare galassie e trasferire il genere umano prima che la terra diventi inabitabile, o fabbricare l’umanoide in grado di prosperare in un ambiente degradato, tutto ciò sarebbe forse ragionevole?

 

È l’interrogativo posto dall’economista e filosofo francese Serge Latouche, che sottolinea come per costruire un futuro umano sia necessario “Ritrovare il senso della misura e scongiurare la mancanza di limiti”. “Quando l’italiano è diventato una lingua condivisa da tutti?”: il linguista e filologo Luca Serianni propone un’affascinante analisi storica di cosa significhi per un popolo condividere una lingua e quale sia stato il percorso di questa condivisione linguistica nel nostro Paese.

 

Il sociologo francese di fama internazionale Alain Caillé , nell’incontro dal titolo “Dal dono al convivialismo (o l’arte del vivere assieme: con-vivere)”, spiega come non avremo nessuna possibilità di vincere il capitalismo finanziario e speculativo – principale responsabile delle crisi economiche, sociali, ambientali e morali che stiamo vivendo – se non sapremo prospettare un altro modo di pensare e di abitare il nostro mondo. “Condivisione, trasparenza e appropriazione: le tre facce della rete” è il titolo dell’incontro con il sociologo, massimo esperto della rete e direttore del Programma McLuhan Derrick de Kerckhove. La rete è condivisione: attraverso mezzi sempre nuovi ci permette di condividere informazioni, opinioni, emozioni, conoscenza, memoria, intelligenza e persino la nostra identità. Eppure, il “Big Data” permette alle imprese e al governo di appropriarsi dei nostri dati. Come trovare un equilibrio sociale e psicologico in tutta questa trasparenza?

 

Eyes wide open: guardare, vedere e condividere con gli altri” è l’appuntamento con la scrittrice e saggista Laura Bosio. È possibile la condivisione senza guardare con attenzione chi ci sta vicino? Laura Bosio si rivolge alla tradizione spirituale, religiosa e poetica per cercare risposte, attraverso lo sguardo e le parole di Saba, di Angela da Foligno e di María Zambrano, del Buddha e di al-Ghazâlî, della Szymborska e di Baudelaire. “Il welfare come bene comune?” La sociologa Chiara Saraceno propone di considerare il welfare come responsabilità non solo dello stato ma anche dei cittadini, sviluppando una concezione e una pratica di cittadinanza attiva che può integrarlo sia sul piano pratico sia su quello dell’ideazione, facendo circolare e mettendo in comune risorse umane e materiali.

 

Gli spettacoli
L’attrice Lella Costa legge uno dei racconti più famosi della scrittrice danese Ka ren Blixen: “Il pranzo di Babette”, esempio di una vera condivisione, venerdì 23 maggio al teatro Manzoni. Per la prima volta in programma anche un evento dedicato ai bambini. Nello spettacolo “Ma che bella differenza!” l’attore e regista Giorgio Scaramuzz ino invita bambini e ragazzi (dagli 8 anni in su) ad un divertente spettacolo per imparare ad accettare chi è diverso da noi, sabato 24 maggio al teatro Bolognini.

 

“Condividere il mondo. Concerto da paesi lontani” è lo spettacolo musicale proposto dall’Orchestra di Piazza Vittorio: mescolando la musica tradizionale dei sei paesi da cui provengono cantanti e musicisti della compagnia (Senegal, Cuba, Tunisia, Italia, Ecuador, Argentina) con rock, pop, reggae e classica, nasce un inedito e travolgente concerto per testimoniare il valore delle differenze e per esprimere la ricchezza della multiculturalità, al teatro Manzoni sabato 24 maggio.

 

Domenica 25 maggio in Piazza del Duomo i l cantautore Roberto Vecchioni, accompagnato dal chitarrista Massimo Germini, dialoga con Marco Aime in “Il mestiere di condividere musica e parole”, un incontro in parole e musica che ripercorre alcune sue canzoni, testimoniandone il linguaggio accattivante, dai toni teneri, struggenti e in qualche caso graffianti. Due le proiezioni in programma in seconda serata alle 22.30 al teatro Bolognini; due pellicole pluripremiate e di grande qualità per riflettere sui valori dell’accoglienza e della multiculturalità: “Mare chiuso”, per la regia di Stefano Liberti e Andrea Segre, un film-documentario sui migranti libici (venerdì 23 maggio) e “Il vento fa il suo giro”, per la regia di Giorgio Diritti, che mostra come non sempre la piccola comunità sia il luogo della condivisione: la convivenza può essere minata da gelosie, xenofobia e invidia (sabato 24 maggio)