Vivai Bruschi, i creditori non mollano

Il comitato dei piccoli vivaisti: "Rischiamo l'effetto domino"

I creditori fuori dai cancelli dei Vivai Bruschi (Foto Storai)

I creditori fuori dai cancelli dei Vivai Bruschi (Foto Storai)

Pistoia 18 maggio 2017 - Numerose decine di aziende in difficoltà e, quello che potrebbe essere perfino più preoccupante, un intero sistema basato sulla fiducia messo a dura prova. A sette mesi dalla comunicazione ufficiale della chiusura del vivaio Bruschi, il fronte è ancora caldissimo. I creditori che attendono i pagamenti sono tanti e sempre più inferociti: circa un centinaio, concentrati principalmente nel pistoiese, anche se non mancano le ditte di altre zone d’Italia. Dai calcoli del comitato che rappresenta i tanti piccoli vivaisti rimasti a bocca asciutta, in gioco ci sarebbe più o meno una decina di milioni di euro, somma alla quale andrebbero aggiunta una massa rilevante di debiti con il sistema bancario.  

 

Mentre alcuni creditori, a poche ore dalla chiusura dei cancelli della Bruschi, si erano già fatti avanti per presentare istanza di fallimento, la società ha chiesto l’attivazione di un iter per la composizione della crisi da sovraindebitamento. Fatto che, almeno inizialmente, era stato accolto in modo positivo da chi pensava che la procedura, finalizzata a evitare il fallimento, potesse facilitare la soddisfazione almeno parziale dei creditori dello storico vivaio di Badia

 

«Dopo l’annuncio della chiusura – si spiega dal comitato – nutrivamo comunque la speranza di potere incasassare qualcosa. In seguito ci è stato detto che il vivaio Giorgio Tesi e abbiamo guardato anche in questa direzione. Purtroppo siamo ancora in alto mare». Fin da subito, d’altra parte, il contratto per l’affitto del ramo di azienda siglato fra la Bruschi e la Giorgio Tesi non aveva lasciato sperare per il meglio i creditori. La stessa Cia, associazione che riunisce diversi piccoli vivaisti rimasti con il cerino in mano, aveva battuto i pugni per evitare che l’operazione mettesse la parola fine alle speranze dei fornitori.

 

«Non abbiamo mollato, abbiamo fatto tante riunioni e continuiamo a farle – si continua a spiegare dal comitato – nutrendo la speranza di recuperare almeno una parte di quanto vantato. Invece, purtroppo, siamo ancora al punto di partenza. Qualcuno si era detto pronto a sollecitare le banche per anticipare una parte delle somme m aanche in questo caso non sta andando bene». 

 

Il risultato rischia di essere un effetto domino che si estende oltre le aziende creditrici. «Almeno cento di noi stanno affrontando una crisi nera, con evidenti ripercussioni anche sul piano dei posti di lavoro. Ma soprattutto – notano dal comitato – questa vicenda ha minato la fiducia che storicamente sta alla base del sistema vivaistico pistoiese, formato da rapporti informali, in cui gli affari si facevano con una stretta di mano».