Traffico di permessi, i primi interrogatori: parla il 'boss' pakistano

E’ considerato lui, secondo l’accusa, l’anima di quella sorta di agenzia per la fabbricazione di documenti illegali che servivano a far ottenere il rinnovo di permessi di soggiorno

Operazione White Wash (Foto Castellani)

Operazione White Wash (Foto Castellani)

Pistoia, 20 gennaio 2018 - E’ DURATO un’ora e mezzo il lungo interrogatorio in carcere, davanti al gip Alessandro Buzzegoli e al pubblico ministero Claudio Curreli, di Iqbal Asjid, il 42enne pakistano, arrestato a Pistoia, all’alba di martedì, nell’ambito dell’operazione della Squadra Mobile «Whitewash», contro il traffico di permessi illegali.

E’ considerato lui, secondo l’accusa, l’anima di quella sorta di agenzia per la fabbricazione di documenti illegali che servivano a far ottenere il rinnovo di permessi di soggiorno e le richieste di ricongiungimenti famigliari a stranieri, clienti da tutta Europa, che lui stesso avrebbe avvicinato tramite una rete di connazionali, incassando per ogni pratica somme che andavano dai mille fino agli 8mila euro. Gli inquirenti hanno ipotizzato un giro di affari di centinaia di migliaia di euro, che transitavano a Pistoia, dove il pakistano risiedeva a gestiva le pratiche grazie alla collaborazione di professionisti e impiegati pubblici corrotti, per poi finire in Pakistan, dove sarebbero stati riciclati nell’acquisto di terreni e di altre proprietà.

Il pakistano, l’unico che è finito in carcere, è stato a lungo ascoltato, ieri mattina, dal gip Buzzegoli, al quale avrebbe fornito la propria versione dei fatti, in parte discordante dalla ricostruzione fatta dall’accusa. Presente, all’interrogatorio, anche un mediatore linguistico, anche se il pakistano comprende bene la lingua, dal momento che risiede a Pistoia da diversi anni.

E ieri mattina, sono iniziati i primi interrogatori per alcune delle persone finite ai domiciliari: si tratta di due dei pakistani, considerati i collaboratori di Asjid, Shahbaz Ahmed e Ghulam Mustafa, mentre per altri sei connazionali gli interrogatori sono stati fissati per mercoledì prossimo, anche in considerazione della necessità di reperire un interprete per la lingua. Nelle stessa giornata di mercoledì sarà ascoltato anche Aldredo Maddaloni, 54 anni di Montecatini, accusato di aver prodotto falsi documenti di lavoro per gli stranieri.

Infine, si è avvalso della facoltà di non rispondere Salvatore Bracco, 48 anni, di Empoli, accusato di aver prodotto contratti di lavoro, risultati inesistenti, tra i cittadini pakistani e l’azienda vivaistica Vannucci, arrivando a falsificare, sempre secondo l’accusa, la carta di identità del titolare, Vannino Vannucci, a sua insaputa.