Omicidio di Agliana, il padre assassino: "Mi voleva sgozzare"

L'avvocato: "E' malato, niente carcere"

Omicidio di Agliana

Omicidio di Agliana

Pistoia, 23 settembre 2016 -  «Lo avrei perdonato anche questa volta. Come avevo fatto, sempre da tanti anni, da quando era viva sua mamma, ma stavolta ho dovuto scegliere tra la mia vita e la sua. Lui aveva afferrato un coltello e me lo puntava contro, mi voleva ammazzare e me lo ha detto chiaramente». E’ questo il drammatico racconto che Giuseppe Vecchio, 87 anni, ha reso ai carabinieri, interrogato per tutto il pomeriggio di mercoledì nella stazione di Agliana. Subito dopo, i militari hanno formalizzato l’arresto dell’uomo per l’omicidio del figlio 52enne, Giovanni Vecchio, avvenuto mercoledì mattina nell’appartamento del quartiere popolare di via Guido Rossa ad Agliana. I carabinieri hanno ascoltato a lungo anche i due fratelli della vittima: il fratello Giuliano, 47 ani, che era presente in casa al momento del delitto e la sorella Maria Rosa, che abita con la sua famiglia in una casa poso distante. Maria Rosa Vecchio ha raccontato che quelle liti erano all’ordine del giorno, ed ha parlato della ossessione del fratello Giovanni per l’ordine e la pulizia in casa.

Una mania che gli aveva fatto perdere le staffe spesso. I carabinieri hanno ascoltato anche alcune persone vicine alla famiglia e tutti hanno confermato il clima di rancore in cui vivevano i tre uomini. Sembra che l’anziano padre subisse maltrattamenti continui da parte del figlio Giovanni: minacce, ingiurie e spesso anche schiaffi, di cui l’uomo avrebbe riportato i lividi. Tutti sapevano, ma nessuno sarebbe riuscito a disinnescare quella bomba, fino al tragico epilogo di mercoledì. «La sera prima – spiega l’avvocato Fausto Malucchi, che insieme alla collega Orsola Visconti difende Giuseppe Vecchio – il padre aveva capito che il figlio Giovanni era più arrabbiato del solito, e si era messo in guardia. Temeva, come ha raccontato ai militari, per la sua vita e allora ha pensato bene di prendere l’arma che teneva in cassaforte e di nasconderla sotto il cuscino del suo letto. Ma non voleva uccidere il figlio. L’intenzione, ha detto, era quella di metterlo in guardia, visto che lo sentiva più rabbioso del solito».

Mercoledì mattina la tensione si è alzata di nuovo tra i due fratelli. Sono da poco passate le 8,30, nell’appartamento di via Guido Rossa ci sono tutti e tre, il padre e i due figli. Giovanni trova un asciugamano fuori posto e quel disordine, per lui intollerabile, lo fa infuriare. Urla contro l’anziano padre, minaccia di volerlo sgozzare. A quel punto interviene il fratello Giuliano e i due vengono alle mani. Il padre racconterà che in quel momento era in piedi, appoggiato al suo deambulatore, nel corridoio di casa. In una mano tiene la sua pistola. Giovanni è lì a due passi: il padre spara e lo centra alla testa. «Ho dovuto scegliere se morire o farlo morire e ho scelto di vivere», spiegherà ai carabinieri qualche ora dopo. «Dobbiamo renderci conto che siamo davanti a una persona anziana e malata – racconta l’avvocato Orsola Visconti – Che ha problemi di salute importanti, che ha bisogno di cure continue, e deve essere assistita anche per i piccoli spostamenti in casa. L’ho incontrato nell’infermeria del carecere dove si trova da mercoledì. E’ molto provato, soprattutto perché è disorientato. Continua a chiedere dove dormirà questa notte, dove deve andare. Ci auguriamo che possa far ritorno nella casa di sua figlia al più presto, dal momento che non esistono esigenze cautelari particolari. Né inquinamento delle prove, visto che la casa è sotto sequestro, né reiterazione del reato e soprattutto non c’è alcun pericolo di fuga, viste le condizioni di salute che lo rendono non autosufficiente».