Terremoto centro Italia, sono rientrati alcuni volontari della Misericordia

"Scene terribili, una bimba cercava disperatamente la sua mamma"

I primi volontari partiti per le zone colpite dal terremoto

I primi volontari partiti per le zone colpite dal terremoto

Pistoia, 26 agosto 2016 -  Stanchi e provati dalle forti emozioni, dalla disperazione che quei luoghi ti lasciano nel cuore dopo una devastazione come quella avvenuta nel centro Italia. Attimi brevi rispetto alla tragedia ma sufficienti a soccorrere i primi superstiti, dare conforto a chi ha perso la casa ma soprattutto gli affetti più cari. Ha fatto rientro nel tardo pomeriggio di ieri il primo equipaggio della Misericordia di Pistoia partito alle 6 del mattino di quel maledetto mercoledì, a distanza di tre ore dalla scossa di terremoto che ha praticamente cancellato interi paesi tra le Marche e il Lazio. Alessandra Biagini, Caterina Pelagalli, Emiliano Biagini, Rosina Maraviglia, Anna Ferrari e Luca Pullerà non hanno mai dormito da quando sono arrivati in quel campo di Sant’ Angelo, a 5 chilometri da Amatrice, dove non esisteva più nulla se non i volti disperati di chi solo qualche giorno fa in quel posto ci viveva. Racconti strazianti di un’accoglienza che stentava a partire a causa delle strade interrotte. «Nonè descrivibile – dicono i volontari – Bisogna viverlo. Siamo stati i primi in quella zona a montare le tende per dare accoglienza alla gente del paese.

Eravamo una ventina di volontari da Pistoia, Empoli e Montelupo e gestivamo sulle 150 persone. Chiedevano coperte, conforto, tranquillità, un posto in cui stendersi e dormire». Ma non solo questo, il colloquio, lo sguardo amico, la spalla su cui piangere o ancora la «normalità» di due battute scherzose. Era anche quello di cui la gente aveva bisogno in quelle ore e i volontariquesto lo sanno bene. «Ci hanno insegnato che non servono solo i supporti materiali in queste occasioni – parla con le lacrime agli occhi Luca Pullerà – C’è bisogno di un briciolo di normalità, di trenta secondi di banalità». E poi gli occhi di una bambina che solo poche ore prima aveva perso la madre e il fratellino di 11 anni. Un ricordo indelebile per tutti, insieme a quelle due salme recuperate e portate in garage rimediati. Corpi distesi in fila ad aspettare il riconoscimento da parte di parenti, vicini o lontani. «Quella bimba di appena 9 annistringeva la mano del padre e piangeva – ricorda Caterina ancora commossa – Per distrarla le ho chiesto se voleva una merendina al cioccolato. Lei mi ha risposta che in quel momento voleva solo la sua mamma, una mamma che ormai ha perso per sempre. Cosa dire davanti a tutto questo? Niente. Puoi solo darti da fare».