Scarpe cinesi vendute come italiane, maxi sequestro / FOTO

Doppia operazione della Finanza a Cerreto Guidi e Quarrata

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Pistoia, 12 giugno 2017 - Ottomila paia di scarpe spacciate per italiane e invece fabbricate in Cina. Eppoi circa diecimila etichette tricolori, quattromila scatole e 40 borse. Tutto proveniente dalla Cina e messo in vendita come merce italiana. A scoprirlo, in un negozio di casalinghi ed articoli di vestiario con sede in Cerreto Guidi (e sede legale a Quarrata) la Guardia di Finanza di Firenze, che ha posto tutto sotto sequestro. Denunciando i gestori del neogzio, due cinesi di 32 e 28 anni residenti a Quarrata. Durante il blitz nell'attività commerciale i finanzieri, provenenti dalla Compagnia di Empoli, hanno accertato che le merci esposte avevano una dicitura su etichetta che riportava le seguenti parole: “Made in Italy – Questo capo è stato prodotto interamente in Italia”. Ma all’interno del medesimo prodotto vi era impressa un'altra scritta: “Made in PRC” e/o “Made in China”.

Dopo ulteriori approfondimenti hanno confermato che il reale luogo di produzione di tutta la merce era il territorio cinese e che dopo l’arrivo in Italia, tramite container via mare, i responsabili dell’attività commerciale provvedevano ad apporre il falso cartellino così da trarre in inganno gli ignari acquirenti. Le perquisizioni presso il punto vendita indagato hanno fatto rinvenire, ben occultate, altre 5.500 etichette con la falsa dicitura “Made in Italy” pronte per essere applicate indebitamente sui prodotti calzaturieri provenienti dalla Cina.

I controlli sono stati poi estesi anche a un altro punto vendita di Quarrata e lì ifinanzieri della Compagnia di Pistoia, allertati dai militari empolesi in concomitanza con gli interventi alla sede di Cerreto Guidi, hanno portato al sequestro di altri 10.000 oggetti, tra calzature ed etichette. I due responsabili della società sono stati denunciati per l’ipotesi di reato di commercializzazione di prodotti recanti false indicazioni di provenienza o di origine (art. 517 c.p. – reato che prevede la pena della reclusione fino ad un anno o la multa fino a ventimila euro). Sono in corso ulteriori attività di indagine per verificare che tale “modus operandi” illecito non sia stato perpetrato in diversi esercizi commerciali riconducibili ai due soggetti indagati di nazionalità cinese.