Riscaldamento acceso in ambulatorio. "Spreco vergognoso di soldi pubblici"

Abetone: pazienti sudati e quasi quaranta gradi in sala d’attesa

Mauro Caniparoli mostra il termometro dentro l’ambulatorio

Mauro Caniparoli mostra il termometro dentro l’ambulatorio

Abetone, 5 agosto 2017 - Trentanove gradi di temperatura e persone sedute in attesa, con la fronte e la camicia inzuppate dal sudore. Non parliamo di una piazza sotto il sole o di un locale senza aria condizionata in città. Bensì degli ambulatori di Abetone, dove, oramai da settimane, lavorare e farsi visitare è diventato un calvario. E non è certo tutta colpa dell’estate torrida, che ha fatto salire il termometro a valori sopra la media anche ai quasi 1400 metri di quota della località turistica appenninica. Nei locali di via Brennero che ospitano gli ambulatori del medico di base, del 118 e quello per prelievi e vaccini, il riscaldamento è infatti ancora acceso. E non è un problema circoscritto a pochi giorni: sin da quando le temperature esterne sono divenute più gradevoli, a primavera, nessuno si è preoccupato di spegnere il sistema.

Così i tubi dei radiatori si sono mantenuti sempre caldi. Ieri mattina, contattati da alcuni pazienti, siamo andati a verificare la situazione che, nonostante le segnalazioni del disagio inoltrate alla Asl già da maggio, e in seguito agli uffici comunali, resta immutata. Il risultato? Una temperatura che sfiora i 40°C all’interno dell’ambulatorio dei medici di famiglia e circa 38°C nella sala d’attesa, contro i poco più di 30°C all’esterno dell’edificio. Il tutto, con le finestre spalancate per mano del personale sanitario e dei pazienti, per far circolare l’aria. Il disagio riguarda comunque l’intero edificio, che ai piani superiori ospita la sede della misericordia per il servizio di emergenza. Oltre al disagio, ciò che fa esasperare i pazienti è lo spreco di risorse pubbliche.

«Questa situazione va avanti da settimane – spiega il cittadino Mauro Caniparoli – una volta il riscaldamento poteva essere acceso e spento direttamente dal medico, a seconda delle necessità. Oggi, invece, a disattivare i radiatori deve pensarci la Asl, con personale che viene da fuori. Ed ecco il risultato. Una vergogna, a maggior ragione visto che in inverno, quando il riscaldamento ci vuole davvero, ci hanno fatto patire freddo più di una volta». L’unica cosa che medici, infermieri e volontari possono fare è disattivare la ventola dei radiatori, bloccando il soffio di aria soffocante. E persistere nell’inoltrare segnalazioni alla Asl, per il momento risultate vane. Le tubature, intanto, continuano a emanare calore, proprio come a dicembre. Mentre, sulla facciata esterna della palazzina, spicca ancora un grosso addobbo a forma di albero di Natale.

Elisa Valentini