Atti vessatori su un collaboratore Corte dei Conti condanna la preside

Pastacaldi del Petrocchi finisce nei guai

La Corte dei Conti ha condannato la dirigente scolastica

La Corte dei Conti ha condannato la dirigente scolastica

Pistoia 21 maggio 2017 - Ha tenuto un comportamento considerato vessatorio, nell’anno scolastico 2007-2008, nei confronti di uno dei suoi collaboratori scolastici. Lui ha intentato e vinto una causa per il risarcimento dei danni subiti e ora la Corte dei Conti ha condannato la preside al pagamento delle spese sostenute dal Ministero della pubblica istruzione proprio per la liquidazione del danno.  Il procedimento per danno erariale era stato avviato dallo stesso ufficio scolastico. La preside in questione è Elisabetta Pastacaldi, dirigente del liceo artistico Petrocchi.

La sentenza della Corte dei Conti è stata depositata pochi giorni fa, mentre la vicenda che coinvolge uno dei suoi collaboratori scolastici risale al periodo che va dal 2007 al 2008. I giudici di Firenze hanno quantificato il danno erariale in 6mila euro, oltre alle spese processuali, sulla base delle sentenze pronunciate dal giudice del lavoro di Pistoia nel 2012 e dai giudici della Corte d’Appello di Firenze nel 2014, che avevano condannato il Miur a risarcire il collaboratore scolastico con una somma pari a 10mila euro, per un ammontare finale, come richiesto dalla Procura generale della Corte dei Conti, di 16mila euro. 

Nella causa civile, lo ricordiamo, la preside è stata rappresentata dall’Avvocatura dello Stato, mentre nell’ultimo procedimento presso la Corte dei Conti, ha nominato un legale di fiducia, l’avvocato Niccolò Grossi di Firenze. Secondo quanto ricostruito nella causa civile, la preside avrebbe messo in atto nel periodo in questione (dal 2007 al 2009) una serie di «comportamenti vessatori, volti a mobbizzare ed emarginare il collaboratore». In particolare, avrebbe cercato di escludere il dipendente della scuola dalla nomina di direttore dei servizi generali amministrativi dell’istituto.  

Per questo, la preside avrebbe spinto quattro collaboratori a presentare le domande, per il medesimo ruolo, tutte nella stessa data (una delle quali revocate nel giro di pochi giorni). In un altro episodio, meno grave, la preside avrebbe escluso volutamente il dipendente scolastico da un incontro per organizzare un evento della scuola. Infine, la dirigente avrebbe «inserito, in un atto favorevole di superamento della prova, delle notazioni denigratorie a carico del lavoratore, indizio di atteggiamento deliberatamente vessatorio». 

«I giudici della Corte dei Conti – precisa l’avvocato Niccolò Grossi, del foro di Firenze, legale della preside – hanno ravvisato elementi di colpa e non di dolo. Per questo, la richiesta del Miur è stata fortemente ridotta, fino a 6mila euro. Inoltre, è stato riconosciuto che l’Avvocatura di Stato non ha operato alcuna contestazione, in sede di appello, sui criteri di liquidazione del danno».