Permessi facili agli stranieri: "Si fa con la mia mamma"

Trecento euro per ogni pratica: funzionari disposti a tutto per incassare i soldi

I filmati

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Pistoia, 18 gennaio 2018 - "La carta non la danno più... c’è una persona che trova sempre qualche difetto. Se vuoi si prova a Livorno, che la persona è stata trasferita lì». E’ la trascrizione, in italiano, di una conversazione tra Iqbal Asjid, il faccendiere pakistano al centro dell’inchiesta sui permessi facili, e un suo connazionale. L’intercettazione risale ad aprile del 2016, e la persona a cui il pakistano si riferisce è Franca Maino, la sovrintendente di polizia trasferita appunto dalla Questura di Pistoia a quella di Livorno, oggi in pensione e agli arresti domiciliari.

Nelle frequenti conversazioni fra i due emergerebbe uno stretto rapporto. Si parla ad esempio di tariffe per il rilascio dei permessi (circa 300 euro a pratica), di prestiti (che chiede lei) e dei problemi che il pakistano ha da quando la donna non è più in servizio a Pistoia, tanto che lui è costretto a pagare un avvocato, che faccia le pratiche. In particolare, in una intercettazione ambientale, nell’auto della sovrintendente, Asjid parla con un suo cliente e spiega che lei ha fatto fare «anche 50-60 permessi in quattro mesi».  Maino chiama di frequente Asjid, come quando gli chiede: «Iqbal, perché non mi rispondi? A me mi serve anche 10 euro». E lui: «Non ci sono problemi. Io ti ho detto ora trovare persone lì.. Pistoia, io dare te subito 1000 euro».

Sono tre invece i commercialisti di cui il pakistano si sarebbe avvalso per la fabbricazione di pratiche di lavoro fittizie, che attestassero il reddito degli stranieri, suoi clienti. Tra questi c’è anche Massimo Morini, 70 anni, revisore contabile di Montecatini, anche lui agli arresti domiciliari. Suo compito era quello di formare «documenti falsi, consistenti in fatture e reddito da lavoro». Sempre agli arresti domiciliari altri due collaboratori di Asjid: Salvatore Bracco, 48 anni, di Empoli, e Alfredo Maddaloni, 54 anni di Montecatini. Il loro ruolo sarebbe stato quello di attestare falsi rapporti di lavoro per i cittadini stranieri che richiedevano i permessi. In particolare, Salvatore Bracco si sarebbe spacciato per essere un commercialista, e avrebbe fabbricato finti contratti di lavoro fra i cittadini pakistani e una azienda vivaistica del territorio.

Tante anche le conversazioni del pakistano con i due dipendenti del Comune addetti ai controlli per i certificati di idoneità alloggiativa. In una conversazione intercettata uno dei due spiega al collega: «Se te vai a fare questa cosa in Francia o in Germania, non è semplice come qui, ecco perché lui viene da noi». Nella stessa conversazione il pakistano dice loro come fa a raggirare la legge: «Noi sfrutta ditte, tanti italiani ospitalità... Commercialista... contratto, 500 (euro), ospitalità 300 euro». La possibilità di incassare queste «tariffe» attira l’interesse dei due dipendenti in una conversazione intercettata nell’ufficio di uno di loro. Asjid dice ad uno dei tecnici comunali: «Se tu hai paura lascia fare». E lui: «No, no ora sento, si fa con la mia mamma, è sola». Asjid: «Lascia fare mamma, tu non parlare mamma, basta carta d’identità basta che porti solo fotocopia, fotocopia contratto, capito? Quando firma ospitalità porto subito 300 euro per mamma... e tu... 600 euro... capito? 10 giorni finito».