L'omicida in carcere a Massa, non si esclude la pista del quarto uomo

Le versioni di padre e figlio non coincidono. I legali: "Faremo ricorso"

Omicidio Agliana

Omicidio Agliana

Pistoia, 25 settembre - Resterà in carcere, ma è già stato trasferito nella casa circondariale di Massa Carrara, dotata di un ambiente idoneo e di personale che possa rispondere alle necessità di cure data la sua età e le sue condizioni di salute. E’ quanto ha disposto ieri il giudice per le udienze preliminari Elena Mele, dopo l’udienza di convalida dell’arresto di Giuseppe Vecchio, 87 anni, che mercoledì, davanti al sostituto procuratore Linda Gambassi e al maggiore dei carabinieri Luca Stegagnini, ha confessato di aver ucciso il figlio 52enne Giovanni, sparandogli con la pistola che teneva sotto il cuscino del suo letto.

«Faremo ricorso al Tribunale del Riesame – commenta l’avvocato Fausto Malucchi, che insieme a Orsola Visconti, difende Giuseppe Vecchio – Attendiamo di leggere le motivazioni di questa decisione, dal momento che non ravvisiamo le esigenze cautelari. Bisogna ricordare che siamo davanti ad una persona di quasi novant’anni, che ha difficoltà a muoversi autonomamente, che ha reso una confessione piena e spontanea del delitto di cui si addossa tutta la responsabilità. Dunque, in che modo potrebbe allontanarsi o inquinare le prove, o ancora reiterare un delitto che ha commesso per esasperazione e perché armato?».

Intanto, sul piano delle indagini, continua il lavoro febbrile della procura e dei carabinieri. In questi giorni sono stati risentiti tutti i parenti e le persone vicine alla famiglia Vecchio. E si fa strada anche un’altra ipotesi: che la mattina del delitto, cioè, nell’appartamento di via Guido Rossa, nel quartiere popolare di Agliana, ci fosse anche un quarto uomo.

I carabinieri, coordinati dal maggiore Stegagnini, non tralasciano nessuna pista. Ma a complicare le cose c’è soprattutto un particolare: le testimonianze rese dal padre e dal figlio non coincidono. I particolari su cui le ricostruzioni di Giuseppe Vecchio e del figlio 47enne Giuliano divergono sono di non poco conto.

Il padre Giuseppe sostiene di aver ucciso il figlio Giovanni al termine di un litigio, avvenuto nel corridoio dell’appartamento, mentre l’altro figlio Giuliano era nella sua camera e dunque non era presente. Giuliano invece sostiene che, al momento dello sparo, era proprio accanto al padre. Di più. L’anziano, che ha problemi di deambulazione sarebbe stato appoggiato (secondo la versione data dal figlio Giuliano), con un braccio alla sua spalla e, estratta la pistola dalla tasca, avrebbe sparato a poca distanza a Giovanni. Perché questa contraddizione? 

Gli inquirenti, che hanno ascoltato anche la sorella di Giovanni e Giuliano, Maria Rosa, e i vicini, vagliano ogni pista. E già domani potrebbero essere consegnati al reparto del Ris di Roma i primi campionamenti sugli abiti di Giuliano e di Giuseppe Vecchio. A determinare con certezza chi abbia sparato sarà l’analisi dello stub, un particolare tampone, dotato di sostanza adesiva che, premuta sulla pelle o sui tessuti, asporta tutte le particelle presenti. La maggiore o minore concentrazione di polvere da sparo depositata sugli abiti di chi era presente in casa dirà con certezza chi abbia esploso il colpo mortale.