Omicidio di Agliana, gli avvocati: "Scarcerate quel padre"

Interrogatorio in carcere per Giuseppe Vecchio. L'uomo ha ucciso il figlio Giovanni con un colpo di pistola

Il luogo dell'omicidio (foto Acerboni/FotoCastellani)

Il luogo dell'omicidio (foto Acerboni/FotoCastellani)

Pistoia, 24 settembre 2016 -  Quella pistola, comprata quindici anni fa per paura dei ladri, Giuseppe Vecchio se l’era messa sotto il cuscino la sera prima della tragedia. La sera prima di sparare al figlio Giovanni e di ucciderlo con un solo colpo alla testa. Anche questo l’uomo, che ha quasi novant’anni, ha raccontato ieri mattina, in carcere, in Santa Caterina, dove è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari Maria Elena Mele e dal magistrato che dirige le indagini dei carabinieri, sostituto procuratore Linda Gambassi. Giuseppe è apparso provato, soprattutto dall’età e dalla malattia.

E’ rimasto calmo, non ha pianto, ha risposto a tutte le domande, assistito dai suoi legali, gli avvocati Fausto Malucchi e Orsola Visconti. «Eravamo soltanto io e Giovanni in quel momento – avrebbe ribadito Giuseppe Vecchio, che ha 87 anni, agli inquirenti – l’altro mio figlio, Giuliano, era in un’altra stanza, è arrivato dopo». Giuseppe si muove con difficoltà. Si sposta con una sedia a rotelle oppure con con un deambulatore e ha un problema con il barccio sinistro.

MA la sera prima, la sera di martedì 20 settembre, è andato a letto con la pistola sotto il cuscino. Un gesto di paura, di difesa, più che di aggressione. E questo dopo l’ennesimo litigio, come ci confermano i legali di Giuseppe. Un litigio per un asciugamano messo sul terrazzo ad asciugare e che l’anziano padre aveva utilizzato come tappetino, in bagno. Ma Giovanni si arrabbiava per qualsiasi cosa.

La sera prima, secondo quanto è emerso, avrebbe schiaffeggiato l’anziano padre, lo avrebbe picchiato e minacciato: «Prendo il coltello e ti taglio la gola», così gli avrebbe detto. E Giuseppe ha messo la pistola sotto il cuscino. La mattina dopo è uscito dalla sua camera con il deambulatore e la pistola in tasca. Non aveva più sparato da tempo. Ha incrociato il figlio e ha estratto l’arma, con la mano destra. E ha fatto fuoco, uccidendolo. Al termine dell’interrogatorio il sostituto procuratore Gambassi ha chiesto la convalida dell’arresto e la misura cautelare in carcere nei confronti dell’anziano alla luce di un possibile doppio rischio: la reiterazione del reato, ovvero potrebbe uccidere ancora e il rischio dell’inquinamento di prove. Sono ancora diversi infatti gli accertamenti che i carabinieri, coordinati dal maggiore Luca Stegagnini, stanno svolgendo alla ricerca dei riscontri delle testimonianze raccolte subito dopo questa tragedia. La legge, per le persone con più di settant’anni, richiede esigenze rilevani pr il carcere e queste, per il pm, lo sono. Gli avvocati di Giuseppe hanno chiesto la sua liberazione. Il giudice Mele si potrebbe pronunciare nella giornata di oggi. Il destino di Giuseppe, in questa prima immediata fase dopo la tragedia, potrebbe essere quello di rimanere in cella, oppure in una struttura più adeguata alla sua età e alle sue condizioni di salute, oppure tornarsene a casa, con il suo carico di dolore.