Bottigliate al collo al luna park. Condannato per tentato omicidio

Quattro anni e otto mesi al 23enne magrebino che aggredì il minorenne

L'aggressione al luna park ha destato molto clamore ad Agliana

L'aggressione al luna park ha destato molto clamore ad Agliana.

Pistoia 20 maggio 2017 - Uno spintone, forse per non aver rispettato la fila davanti alla giostra del Tagadà. Tanto è bastato per scatenare la vendetta del 23enne magrebino, che poco dopo è tornato a cercare il giovane aglianese, all’epoca minorenne, per colpirlo con il collo della bottiglia, trovata in un cestino dei rifiuti. Colpi sferrati alle spalle, che avevano raggiunto il ragazzino al fianco e al collo. Una notte spaventosa quella di domenica 12 giugno di un anno fa al Luna Park di Agliana. Il giovane aglianese aveva perso molto sangue e fu portato in ospedale, dove fu medicato e dimesso poi con una prognosi di 40 giorni, mentre in quelle stesse ore carabinieri del Norm di Pistoia riuscirono a rintracciare a Galciana l’aggressore.

Ieri mattina, il giudice per le udienze preliminari Elena Mele ha condannato, in abbreviato, Abdelali Banhaqi, 23 anni, già noto alle forze dell’ordine, a quattro anni e 8 mesi di reclusione, per tentato omicidio, oltre al pagamento di una provvisionale di ottomila euro in favore della parte civile. Il giudice ha così pienamente accolto la richiesta del pubblico ministero Linda Gambassi che ha diretto le indagini, respingendo la tesi difensiva, sostenuta dall’avvocato Luca Ancona del foro di Prato, che aveva chiesto la riqualificazione del reato in eccesso di legittima difesa.

«Sia soddisfatti – ha commentato l’avvocato Eva Betti del foro di Pistoia, legale del giovane aglianese aggredito – Non essendoci stato dibattimento, dato che la difesa ha chiesto il rito abbreviato, il giudizio si è fondato sulle prove documentali, che ritengo fossero molto forti. Il ragazzo, all’epoca minorenne, ha riportato ferite importanti al collo, di cui ha tuttora i segni, e una grossa cicatrice, oltre al fatto che non ha ancora recuperato la piena funzionalità del braccio. La prognosi dei medici all’epoca fu di 40 giorni. Abbiamo richiesto un risarcimento danni pari a diecimila euro, pur sapendo che sarà impossibile che l’imputato possa pagarli. Proveremo ad accedere al fondo per le vittime dei reati di violenza, che a sua volta attinge risorse dai fondi per i reati di mafia e usura».