Un corto circuito, poi l'inferno

Accertamenti sul forno a microonde per la tragedia di Montale

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Pistoia, 24 agosto 2016 - La procura della Repubblica ha disposto l’autopsia sul povero corpo carbonizzato di Paolo Pompei, l’uomo di 47 anni rimasto intrappolato senza scampo tra il fumo e le fiamme dell’incendio che è divampato nell’appartamento in cui abitava, nel centro di Montale, in via Puccini, a pochi passi dalla piazza principale della cittadina. L’esito dell’esame, richiesto dal magistrato inquirente, sostituto procuratore Luciano Padula, sarà importante per contribuire a chiarire l’intera dinamica di questa tragedia. L’incarico è stato conferito ieri mattina al medico legale e sarà eseguito in questi giorni.

La procura, per cercare tutte le risposte agli interrogativi sorti dopo la terribile morte di Pompei, ha aperto un fascicolo, a carico di ignoti che prevede due ipotesi di reato: quella di incendio e di omicidio colposo, si tratta, è bene chiarire, di atti dovuti per consentire un ampio spettro di accertamenti, a cominciare proprio dall’autopsia, per arrivare alla chiarezza dei fatti e a non escludere niente. Dal momento in cui l’incendio è divampato, nel pomeriggio di lunedì, e per tutta la nottata, non è stato possibile, per i Vigili del Fuoco e per i carabinieri, effettuare i rilievi, sia per il fumo densissimo che si era sprigionato, sia per il calore che era derivato dall’incendio e aveva surriscaldato la mansarda abitata da Pompei e gli altri locali. Nella giornata di ieri invece sono stati svolti più sopralluoghi, sono stati ispezionati tutti gli impianti e sono stati prelevati campioni di materiale.

Gli inquirenti, la sezione di polizia giudiaria dei Vigili del fuoco e i carabinieri di Agliana, sotto il coordinamento del maggiore Luca Stegagnini, hanno cercato anche tracce di liquidi infiammabili che potrebbero aver accelerato il propagarsi delle fiamme. Tutto servirà a capire cosa è accaduto. Per il momento quindi, in attesa dei risultati delle perizie, possiamo soltanto parlare di un’ipotesi ed è quella, in parte già ventilata, del corto circuito. Al centro degli accertamenti ci sarebbe un forno a microonde. Potrebbe essere rimasto acceso e potrebbe essersi surriscaldato. E questo, sempre in un quadro di ricostruzione possibile, potrebbe essere avvenuto quando Paolo Pompei si era magari appisolato.

Le fiamme potrebbero essere divampate così rapidamente da cogliere di sorpresa Pompei e, al tempo stesso, così aggressive da provocare rapidamente anche il crollo di grossi frammenti di soffitto. Sul cadavere infatti sarebbero state rilevate abrasioni riconducibili proprio alla caduta di questi frammenti. Pompei, in preda sicuramente alla paura e allo choc, avrebbe cercato di uscire di casa, ma il fumo ormai respirato lo avrebbe soffocato senza consentirgli di fare un passo in più verso l’aria, verso la salvezza.