Dalla carrozzina al surf, il sogno di Federico è realtà: "Dicevano che era impossibile"

"Il pubblico mi incoraggiava, è stato bello. E molto meno facile di quanto sembri"

Federico Liberati

Federico Liberati

Pistoia, 23 agosto 2016 - Nuotare è un po’ volare e cavalcare le onde con la tavola da surf significa diventare un po’ delfini e assaporare l’ebbrezza della velocità sull’elemento più naturale per l’essere umano: l’acqua. E questa ebbrezza diventa incontenibile se alla guida del surf c’è una persona che, dalla nascita, convive con una diversa abilità e deve conquistarsi tutto quello che, per gli altri, è facile e automatico. Ma Federico Liberati, 37 anni, non si è mai arreso ai suoi limiti, sorretto, ogni giorno, con amore, da una famiglia meravigliosa: il babbo Felice, maresciallo dei carabinieri in pensione, la mamma Rosy, casalinga, e il fratello Maurizio, 41anni, oggi maresciallo dei carabinieri a La Spezia.

Federico ha dei sogni, e li persegue. Uno lo ha realizzato pochi giorni fa: ha praticato la tavola da surf, a Livorno, grazie alla bravura degli istruttori della Croce Rossa. Sogna di finire gli studi, all’istituto Einaudi e poi di iscriversi all’università: scienze politiche. Perché la politica, insieme allo sport, è la sua grande passione.

"A Montecitorio – ci dice con orgoglio suo padre – lo conoscono tutti". E poi scrive, Federico Liberati, ha fatto bellissimi reportage per Il Giullare, raccontando cosa vuol dire affrontare le barriere architettoniche quando si è in carrozzina. Ma il 6 agosto scorso Federico ha volato sulle onde del mare. E ce lo racconta.

Ecco la sua testimonianza. "Ho vissuto un’esperienza unica e affascinante con la tavola da surf. Mi avevano detto, tanti anni fa, che provare l’ebbrezza del surf sarebbe stato impossibile e men che meno, per un disabile, pilotare da solo una tavola e mantenersi in equilibrio. Così, grazie alla disponibilità e alla professionalità della Croce Rossa di Livorno, tutto questo si è trasformato in realtà e la mattina del 6 agosto, mi è stata offerta l’opportunità di realizzare il mio desiderio che si è concretizzato ai Tre Ponti dell’Ardenza, grazie a una iniziativa rivolta ai ragazzi diversamente abili e che si chiama “surf per tutti”.

"E’ stata una bella esperienza anche perché non è una una cosa facile né scontata. Certo, stare a pancia in giù sopra una tavola da surf sembra facile, invece bisogna tenersi soltanto con la sola forza delle mani e, credetemi, bisogna equilibrare il corpo per non rovesciarsi in acqua".

"Mentre ero in acqua era in atto un’onda lunga e quando, da solo, pilotavo la tavola da surf, avevo soltanto l’aiuto di un wifi che mi era stato applicato al polso e per girare dovevo immergere un braccio in acqua. Dapprima, durante la preparazione, c’era un po’ di preoccupazione, ma io ho rassicurato i tecnici che sapevo anche nuotare, così mi hanno lasciato la piena autonomia e senza la minima esitazione, dopo qualche minuto di ambientamento, ero in grado di pilotarla. Sono stato in acqua più di mezz’ora e le persone che osservavano tra il pubblico mi incoraggiavano ad affrontare tutte le difficoltà. Un grazie ai ragazzi della Croce Rossa Italiana di Livorno che mi hanno assistito. Tutto questo dimostra che anche un diversamente abile può affrontare e vivere certe esperienze che all’apparenza possono sembrare impossibili e impensabili, ma la tecnologia di oggi può aiutare a rompere ogni barriera".