Omicidio Orefice, il fratello della vittima condannato all'ergastolo. Ma per ora resta in libertà

Luigi, fratello della vittima, era accusato di aver ucciso Rosario e di averlo sciolto nell'acido / FOTOGALLERY

Orefice e il suo avvocato all'uscita dall'aula bunker dopo la condanna (foto VisintiniNewpressphoto)

Orefice e il suo avvocato all'uscita dall'aula bunker dopo la condanna (foto VisintiniNewpressphoto)

Firenze, 16 giugno 2015 - Luigi Orefice, 48 anni, accusato di aver ucciso il fratello minore Rosario, di aver fatto a pezzi il suo corpo e poi di averlo nascosto in un fusto metallico, immerso in solventi e sostanze acide con l'intento di distruggerlo, è stato condannato all'ergastolo con la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la perdita della potestà genitoriale. La sentenza è stata pronunciata alle 16,02 e dovrà essere pubblicata per affissione nell'area metropolitana Firenze,Pistoia e Serravalle Pistoiese e sul sito del Ministero. Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni. Non ci sono stati commenti e l'imputato ha accolto la sentenza con compostezza. Non è stata disposta nessuna misura cautelare: per il momento l'uomo è dunque libero.

Il pubblico ministero Claudio Curreli aveva chiesto il massimo della pena, l'ergastolo con isolamento diurno.

Il processo di primo grado si è così chiuso dopo circa un anno davanti alla Corte d'Assise di Firenze, presieduta da Ettore Nicotra. Il pm Curreli, sostituto procuratore della Repubblica di Pistoia, aveva diretto le indagini della Squadra Mobile della questura di Pistoia dal momento in cui vennero ritrovati, casualmente, i resti di Rosario Orefice, che al momento della sua scomparsa, il 30 aprile del 2010, aveva 38 anni. Come il fratello era originario della provincia di Caserta (Casamare, frazione di Cellole) da dove si era trasferito in Toscana dopo aver perso il lavoro, raggiungendo il fratello maggiore. Il bidone con il corpo fatto a pezzi fu trovato, durante alcuni lavori da parte dei nuovi affittuari, nel pomeriggio del 26 marzo 2014 in un capannone di Casalguidi, nella piana pistoiese, dove aveva sede la LR-Italverniciatura, l'officina dove i due fratelli lavoravano insieme da alcuni anni. Il bidone era stato nascosto sul tetto del forno per la verniciatura.

Il movente dell'omicidio, secondo l'accusa, sarebbe di natura economica, Rosario, a cui la ditta era stata intitolata, avrebbe scoperto l'esistenza di debiti ingenti per tasse non pagate a Equitalia. Rosario voleva uscire pulito da quella situazione per potersi rifare una vita. Una settimana dopo Luigi, che si è sempre proclamato innocente, aveva denunciato alla questura la scomparsa del fratello. Per l'accusa si sarebbe trattato di un omicidio premeditato.