Chiuse le indagini sulla Giostra. Sei indagati per maltrattamenti. Irregolarità su un purosangue

Un cavallo abbattuto senza sedazione

Un momento della Giostra

Un momento della Giostra

Pistoia, 5 agosto 2015 - NESSUNA irregolarità nella pista né nella manifestazione in sé, ma uno dei cavalli infortunati e poi abbattuti non avrebbe avuto i requisiti strutturali per gareggiare e l’altro sarebbe stato abbattuto senza la necessaria iniezione di sedazione, che gli avrebbe evitato una morte dolorosa. E’ quanto è stato accertato dalla Procura di Pistoia, che in questi giorni ha concluso le indagini sui fatti della Giostra dell’Orso del 2014.

La Procura, lo ricordiamo, aveva aperto un’indagine all’indomani della edizione del 25 luglio dell’anno scorso, dopo l’abbattimento di due purosangue, il cavallo «Oracle Force», del Grifone, e quello del Drago, «Golden Storming», resosi necessario a seguito dei terribili infortuni avvenuti in pista, sotto gli occhi del pubblico. Le indagini, dirette dal sostituto procuratore Fabio Di Vizio, sono state condotte dalla sezione di polizia giudiziaria del Corpo Forestale, mentre gli esami sui purosangue sono stati eseguiti dal professor Rosario Fico, medico veterinario incaricato dalla magistratura. Sei sono le persone che sono state raggiunte dagli avvisi di conclusione delle indagini. Si tratta del presidente della Commissione medica veterinaria del palio storico, il dottor Riccardo Rinnovati, 30 anni di Arezzo, e degli altri due consulenti veterinari, Valentina Vagheggi, 35 anni, medico di Arezzo, e Alessandro Spadari, 53 anni di Bologna, componente della Commissione medica veterinaria e membro della commissione di FarmacoSorveglianza. Inoltre, gli avvisi hanno raggiunto Claudio Bartoletti, 51 anni pistoiese, «detentore» responsabile del cavallo «Oracle Force», del Grifone, insieme con Sara Bolognini, 32 anni, proprietaria del cavallo, e il fantino Giacomo Cresci, 32 anni di Pistoia.

PER TUTTI, a vario titolo, il reato contestato è quello di maltrattamento di animali, previsto e punito dall’articolo 544 ter del codice penale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ecologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale».

Due sarebbero i fatti contestati: il primo riguarda la richiesta e la successiva valutazione medica e ammissione in gara del cavallo «Oracle Force», del Grifone, che invece non avrebbe avuto i requisiti strutturali previsti dal regolamento della Giostra. Gli stinchi anteriori del purosangue sarebbero stati infatti troppo sottili: solo 16,5 centimetri e non 18. Questo difetto sarebbe stato una concausa della lesione che il cavallo si sarebbe procurato nella gara, frattura che ne avrebbe poi determinato la necessaria soppressione. Per questo, il veterinario Riccardo Rinnovati che ha sottoposto il cavallo a ben tre visite documentate, la proprietaria, il detentore e il fantino sono accusati di maltrattamento, avendo sottoposto l’animale a comportamenti non compatibili con le sue caratteristiche fisiche. La Procura ha contestato ai tre indagati anche l’aggravante di essere derivata dai fatti la morte dell’animale.

DIVERSA la situazione del cavallo del Drago, il purosangue «Golden Storming» che, come si ricorderà, si era infortunato nell’ultima gara. Nessuna irregolarità sarebbe stata evidenziata nella sua struttura fisica. Ma le drammatiche immagini dell’animale, con la zampa praticamente spaccata, avevano impressionato il pubblico e costretto gli organizzatori a sospendere il palio. Per questo si era resa necessaria la soppressione del purosangue. Durante le procedure, però, sarebbero mancate le due iniezioni, quella di sedazione e induzione, che preparano l’animale alla terza iniezione, quella per così dire letale, evitandogli il dolore. In questo modo, il cavallo sarebbe morto tra le sofferenze, e dunque sarebbe stato seviziato. Adesso gli indagati avranno venti giorni, a partire dal primo settembre, per depositare, tramite i propri difensori, eventuali memorie difensive o per chiedere di essere ascoltati dal pubblico ministero.