Blue whale e tentati suicidi, parla il vicequestore, "Così si batte la balena"

Gioco suicida sul web. Come riconoscere i 'segnali'

Polo Cutolo, capo di gabinetto della questura di Pistoia

Polo Cutolo, capo di gabinetto della questura di Pistoia

Pistoia 25 maggio 2017 - Lo sapevano. I bambini della scuola primaria lo sapevano cos’era la «balena blu», il diabolico gioco su internet con il quale gli adolescenti vengono istigati al suicidio dopo una serie di prove disseminate in cinquanta giorni e in orari inverosimili. Ma che bambini così piccoli fossero già a conoscenza di un così mostruoso meccanismo della rete è stato uno choc anche per il vicequestore aggiunto Paolo Cutolo, capo di Gabinetto della questura di Pistoia e da alcuni anni dedicato alla prevenzione delle insidie nascoste nel web attraverso incontri (e ormai con un fitto calendario), con i bambini, gli adolescenti e i genitori, a scuola e nei luoghi di aggregazione.

Iniziative che sono sempre molto partecipate e applaudite da chi viene assillato dai dubbi e dal timore di non saper fronteggiare questi fenomeni.  

E nell’ultimo di questi incontri, pochi giorni fa, in una scuola elementare della prima periferia, l’amara constatazione che i bambini erano a conoscenza dell’esistenza dell’orribile gioco che ha fatto vittime all’estero mentre, proprio in Toscana e proprio in questi giorni, due ragazzine sono state trascinate via da questa trappola. 

Come difendersi allora?

«L’unico vero filtro, come spiego sempre – ci dice il dottor Cutolo – siamo noi genitori. Non è possibile non accorgersi che qualcosa di strano sta accadendo ai nostri ragazzi quando si alzano alle quattro di notte per ascoltare una certa musica perchè qualcuno dice loro, dalla rete, che devono superare una certa prova fino a quando, dopo essersi anche feriti, arriva il “messaggio“ che dice loro che è arrivato il giorno in cui possono “riprendersi la vita“. Certo, c’è anche chi gioca per ricevere i “like“ ma ci sono comportamenti che non possono sfuggire ai genitori e il primo grosso segnale d’allarme è l’isolamento in casa».

Ci si chiede spesso se è giusto dotare i bambini di un cellulare...

«Tanti di loro hanno il telefono illimitato. A casa a piedi da soli non si va, ma col cellulare in mano fissi sì, e fissi davanti al computer fino a raggiungere l’assoluta mancanza di percezione di esposizione al rischio. E quando, in rete, sono ormai nella trappola, nessuno mi aiuta e il virtuale è diventato assolutamente reale. Quanto al blue whale a Pistoia non ci sono state segnalazioni, ma la situazione è attentamente monitorata. Mentre altri “giochi“, sempre alimentati dalla rete e dai social sì, quelli, negli anni ci sono stati: attraversare i binari in corsa quando sta per arrivare il treno, rubare nei grandi magazzini, spintonare all’improvviso gli anziani per strada e tutto, naturalmente, rigorosamente ripreso. C’è stata anche la nomination a bere un litro di superalcolici fino a che qualcuno, interruppe la catena con lo “zuppone“ di latte al posto della wodka. La mia raccomandazione a ogni incontro con i genitori è sempre la stessa: password condivisa. La privacy, quando si parla di minori, non esiste. E profili chiusi dei ragazzi sui social, esattamente come i vostri, e regole, regole da rispettare. Il prezzo è la perdita del contatto con la realtà».