Delitto di Serravalle, Luigi Orefice finisce in carcere

L'uomo, già condannato all'ergastolo in primo grado per l'uccisione del fratello, dovrà seguire il processo d'appello a Sollicciano

L'arresto di Luigi Orefice (Quartieri)

L'arresto di Luigi Orefice (Quartieri)

Pistoia, 19 dicembre 2015 - La Polizia di Stato di Pistoia ha tratto in arresto Luigi Orefice, 49 anni, già condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio del fratello Rosario. L’arresto è avvenuto in esecuzione dell' ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale distrettuale del riesame di Firenze l'undici settembre. Contro tale provvedimento era stato presentato ricorso in cassazione dall'avvocato di Orefice dichiarato inammissibile proprio ieri pomeriggio.

La vicenda. Rosario Orefice scomparve da Pistoia in data 30 aprile 2010 ed il fratello Luigi ne denunciò l’allontanamento presso la questura il  7 maggio 2010. Il successivo 20 maggio, visto il perdurare dell’assenza dello scomparso, la Squadra Mobile coordinata da Antonio Fusco venne investita del caso per i necessari approfondimenti investigativi. Da quel giorno furono svolte approfondite indagini, sviluppatesi attraverso l’assunzione di informazioni da numerose persone informate sui fatti, l’acquisizione e l’analisi di tabulati telefonici e di documenti bancari relativi ai conti correnti intestati allo scomparso, alla sua ditta ed a suo fratello, l’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché di accertamenti tecnici da parte della Polizia Scientifica.

Benché furono esplorate tutte le possibili piste riconducibili all’ipotesi di un allontanamento volontario di  Rosario, o della sua morte per suicidio, malore o incidente, ad esito dell’articolata attività investigativa compiuta emerse un quadro indiziario, fatto di elementi logici che resistenti a qualunque interpretazione alternativa portarono a ritenere, al di là di ogni ragionevole dubbio, che lo stesso era deceduto in conseguenza dell’azione omicida del fratello Luigi, premeditata e messa in atto per ragioni prevalentemente di tipo economico.  Luigi Orefice, dopo il fratricidio, avrebbe anche soppresso il cadavere che, in un primo momento, non fu rinvenuto. Il mancato ritrovamento del corpo di Rosario, non impedì un’approfondita e complessa attività investigativa compiuta dalla Squadra Mobile grazie alla quale si arrivò a definire la figura di Rosario e del fratello  Luigi, la loro personalità, le loro amicizie e frequentazioni ed i loro spostamenti nei giorni precedenti alla scompars. Alla fine venne esclusa l’ipotesi di un allontanamento volontario di  Rosario o della sua morte per suicidio, malore o incidente e individuata con precisione con ben dieci gravi e tra loro concordanti indizi di colpevolezza a carico del fratello Luigi per omicidio. Il Gup del Tribunale di Pistoia, ad esito di udienza camerale, con l'ordinanza dell'ottobre del 2013 ritenendo sufficienti gli elementi raccolti dispose il rinvio a giudizio dell’indagato dinanzi la Corte d’Assise di Firenze per rispondere dei reati ascrittigli, anche in assenza del cadavere.

La sera del 26 marzo 2014, a processo iniziato, all’interno del capannone industriale di proprietà di Luigi Orefice a Serravalle Pistoiese in via Pierucciani, nel corso di alcuni lavori di manutenzione per conto dei nuovi affittuari, celato in una intercapedine situata a circa due metri di altezza, fu rinvenuto un bidone metallico dal quale proveniva un forte odore di materiale organico in decomposizione. Dopo l’apertura dello stesso, effettuata alla presenza del personale della Squadra Mobile intervenuto sul posto, si constatò che al suo interno vi era il corpo depezzato privo della testa e delle mani, appartenuto in vita ad una persona di sesso maschile. I campioni di materiale organico prelevati dal medico legale nel corso dell’autopsia disposta dalla locale autorità giudiziaria. furono stati analizzati dal Servizio di Polizia Scientifica, Div. III^ sez. Genetica Forense di Roma che estrasse dagli stessi il Dna comparandolo con quello acquisito da alcuni spazzolini da denti sequestrati all’epoca della scomparsa nell’abitazione della vittima. Ad esito di tali accertamenti emerse che il corpo rinvenuto nel bidone metallico e immerso in sostanze acide era appartenuto in vita a Rosario Orefice. Ad esito del processo di primo grado,  Luigi, lo scorso giugno, fu riconosciuto colpevole, dalla seconda sezione penale della Corte di Assise di Firenze, dei reati di omicidio aggravato e sottrazione aggravata di cadavere e condannato alla pena dell’ergastolo oltre al pagamento delle spese processuali come per legge. Contestualmente fu dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale nonché decaduto dalla responsabilità genitoriale, ma non venne accolta la richiesta di misura cautelare avanzata del pubblico ministero.

Esperite le formalità di rito l’arrestato è stato portato al carcere di Sollicciano. “Dopo la sentenza di primo grado di condanna all’ergastolo, emessa dalla Corte d’assise di Firenze _ commenta il dirigente della squadra mobile Antonio Fusco -, con l’ingresso in carcere di Luigi Orefice si chiude la fase investigativa del procedimento. E’ stata un’indagine lunga e complessa su fatti dolorosi, portata avanti mettendo insieme indizi, che sono poi diventati prove, utilizzando i tradizionali metodi di investigazione basati sul ragionamento logico deduttivo. Con tutte le difficoltà derivanti, come accade spesso in questi casi, dall’assenza del cadavere e dalla dichiarata scomparsa per allontanamento volontario.”