"Buco" nei conti della Spes, licenziata l'economa storica

Spariti quasi 150mila euro dalle casse della società che gestisce le case popolari. La dipendente ha già patteggiato e restituito 26mila euro

Soldi (Ansa)

Soldi (Ansa)

Pistoia, 19 ottobre 2017 - Sono esattamente 142mila euro i soldi che sono spariti dal 2010 ad oggi dalle casse della Spes, la società consortile che gestisce le case popolari di quasi tutti i comuni della provincia e di cui Pistoia è socio di maggioranza. La notizia che ha sconquassato nuovamente Palazzo di Giano, dopo la «questione utili» Farcom è emersa durante la commissione bilancio in risposta ad una richiesta del consigliere di Pistoia Domani Alessandro Capecchi. Una nuova bufera che ha lasciato di stucco i commissari soprattutto sotto il profilo della trasparenza: la questione infatti risale al 2015 e sino ad oggi poco o nulla, secondo i componeti dell’assemblea, era stato reso noto. In pratica l’economa della società, dipendente storica (40 anni di attività nell’Ater-Spes), oltre ad essere stata licenziata a dicembre dello scorso anno ha patteggiato in sede penale, davanti al giudice Alessandro Buzzegoli, e già restituito l’ammanco di 26mila euro, contabilizzato dopo una prima parte di verifiche. Non solo, la Spes, facendo un riscontro a ritroso sui conti della società, ha scoperto che all’appello non risultano dal 2010 altri 116mila euro, somma per la quale è stato fatto un secondo esposto alla Procura della Repubblica ed un ricorso davanti al giudice del lavoro ( la prima udienza è fissata per il 12 dicembre del 2017). Tutto è iniziato nel 2014 pochi mesi dopo l’insediamento dell’attuale presidente Spes Paolo Bechi.

Ad ottobre 2014 è stato chiesto formalmente all’economa riscontro di alcuni pagamenti di cui non risultavano i giustificativi oppure di fatture pagate due volte. Dopo una prima indagine è risultato un ammanco di 26mila euro che la dipendente ha già restituito alla Spes ma che ha comunque portato al suo licenziamento e all’esposto alla procura della Repubblica dove tutto si è concluso con il patteggiamento. La Procura ha emesso subito la sentenza proprio perchè la dipendente aveva restituito i soldi. Nel frattempo però gli uffici hanno continuato ad aindagare e procedendo a ritroso fino al 2010 sono emersi mancati giustificativi sui prelievi dai conti correnti per un totale di 116mila e 632 euro. Alla richiesta di spiegazione l’economa ha genericamente negato ogni responsabilità ma allo stesso tempo non ha mai prodotto alcun documento ufficiale che potesse giustificare le spese. Per questo lo scorso giugno la Spes ha avviato un ulteriore ricorso davanti al giudice del lavoro, per vedersi restituire i soldi e nel frattempo segnalato il fatto nuovamente alla Procura che aprirà un secondo fascicolo. Il «buco» però potrebbe essere molto più rilevante. Proprio in queste settimane infatti gli uffici Spes stanno eseguendo ulteriori verifiche per gli anni ancora precedenti al 2010.